Bce, a giugno possibile anche l’aumento del Pepp
Il capoeconomista Lane: nel prossimo consiglio direttivo non esclusi un incremento o una riduzione degli acquisti di titoli.
di Francesco Ninfole
Philip Lane, capoeconomista e membro del comitato esecutivo della Bce, non ha escluso un aumento degli acquisti di titoli nel piano pandemico Pepp a giugno dopo che nei giorni scorsi governatori falchi nel consiglio direttivo Bce (come l’olandese Klaas Knot, l’austriaco Robert Holzmann e il lettone Martins Kazacs) avevano posto l’accento su una possibile riduzione del ritmo delle operazioni a partire dal terzo trimestre. A giugno, ha detto Lane, «possiamo aumentare o diminuire gli acquisti a seconda di ciò che è necessario per mantenere le condizioni di finanziamento favorevoli», aggiungendo che lo scenario sarà valutato «insieme alle prospettive di inflazione». Il capoeconomista peraltro aveva osservato in precedenza (anche in un intervento su MF-Milano Finanza dell’8 aprile) che l’aumento dei prezzi resterà contenuto a lungo. Ieri in un’intervista a Le Monde ha ricordato che il mercato del lavoro, determinante per il livello dei prezzi, tornerà soltanto nel 2023 ai livelli del 2019.
L’attesa di Francoforte è per un’inflazione all’1,4% nel 2023, ancora lontana dall’obiettivo del mandato. Difficilmente ci sarà un’impennata nelle proiezioni di giugno, che saranno decisive per definire il nuovo ritmo del Pepp, dopo l’incremento «significativo» deciso dalla Bce a marzo (la scorsa settimana gli acquisti sono stati di 16,3 miliardi, meno dei 19 miliardi della settimana precedente). Tutto lascia pensare che il quadro economico non sia in linea con una riduzione delle operazioni, anche se in tal senso è crescente la pressione dei falchi. Tra questi non dovrebbe esserci il governatore finlandese Olli Rehn, che ha invitato la Bce a seguire l’esempio della Fed consentendo all’inflazione di restare per un certo periodo sopra il target del 2% (una linea apprezzata pubblicamente in passato anche da Lane e dal banchiere centrale francese Villeroy de Galhau).
Lane ha sottolineato ieri che «d’ora in poi l’economia crescerà rapidamente, ma a partire da un livello moderato. Quindi anche con una crescita piuttosto rapida per il resto dell’anno l’area dell’euro tornerebbe al livello del pil del 2019 solo intorno a questo periodo del 2022». In definitiva per Lane l’uscita dalla pandemia è «un lungo viaggio, che richiede uno sforzo sostenuto da parte dei responsabili delle politiche fiscali e monetarie per sostenere la ripresa».
Il capoeconomista Bce non vede il rischio di forti aumenti dei tassi dei titoli di Stato e, «anche se emergesse, gran parte del debito emesso ora è a lungo termine». Quanto all’incremento dei rendimenti sui bond pubblici osservati sui mercati da dicembre, «è vero che ci sono stati aumenti ma è importante riconoscere che i rendimenti rimangono relativamente bassi e ancorati. Inoltre tutte le parti della curva dei rendimenti sono importanti perché molte aziende potrebbero prendere prestiti a uno, tre o cinque anni. Il nostro impegno generale è mantenere condizioni di finanziamento favorevoli». Per Lane i rischi sono piuttosto sul settore delle imprese: «Molte aziende hanno perso ricavi e sono sopravvissute solo grazie a un ampio sostegno fiscale. Dobbiamo assicurarci che l’eliminazione graduale di questi aiuti non sia così rapida o così severa da spingere le imprese sane all’insolvenza».
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Articolo tratto da “Milano Finanza” del 11/05/2021