Bce vede più rischi sull’inflazione
di Francesco Ninfole
Per la Bce il recente aumento dell’inflazione è temporaneo, anche se sono in crescita i rischi di un rialzo rispetto alle previsioni di giugno. È quanto emerge dai verbali del consiglio direttivo del 22 luglio, pubblicati ieri. Nella riunione la Bce ha riformulato le indicazioni prospettiche (forward guidance) sui tassi in modo più espansivo. I rischi per le prospettive d’inflazione «sono stati considerati in generale sempre più orientati verso l’alto. Questo vale chiaramente per il breve termine ma anche, in misura minore, nella valutazione delle prospettive a medio periodo, sebbene queste siano più incerte», è scritto nei verbali.
Sui prezzi il governatore francese François Villeroy de Galhau ha detto ieri che «ci sono difficoltà dal lato dell’offerta che spingeranno l’inflazione più in alto di quanto pensavamo nel breve termine», ma «continuiamo a pensare e sperare che queste difficoltà siano temporanee, sulla base di quanto accaduto in riprese del passato».
L’ultimo consiglio direttivo Bce ha comunque riconosciuto che ora non ci sono segnali duraturi di rialzo dell’inflazione, legati al mercato del lavoro. L’obiettivo del 2% resta lontano nel medio termine: l’attesa è per un dato dell’1,4% nel 2023. Il 9 settembre l’outlook sarà rivisto in base alle nuove proiezioni. Allora si deciderà se confermare il ritmo del piano pandemico Pepp, che ora procede a passo «significativamente più alto» rispetto a inizio anno.
Sui piani di acquisto di titoli non è stato deciso nulla nel consiglio del 22 luglio, concentrato sui tassi. I verbali hanno però precisato che nella discussione «è stato osservato che una ricalibratura della forward guidance dei tassi potrebbe essere erroneamente percepita dagli operatori di mercato come implicante necessariamente un periodo più lungo di acquisti netti di attività a causa del legame tra la forward guidance dei tassi e quella sul programma di acquisto App». Le minute invece precisano che «c’è stato un accordo generale per rimandare la discussione sulla forward guidance dell’App a una riunione futura».
Inoltre i verbali hanno osservato che la nuova forward guidance più espansiva, ancorando le attese di inflazione, «dovrebbe ridurre il volume necessario di acquisti di titoli». Allo stesso modo, la nuova strategia «non implica necessariamente un periodo di tassi lower for longer». Ancora per lungo tempo, tuttavia, la Bce sosterrà l’economia attraverso tassi e Qe. Il Pepp terminerà a marzo, salvo proroghe. In seguito l’App proseguirà, probabilmente a un ritmo più elevato dell’attuale (20 miliardi al mese). Come ha osservato Ing, «mentre la Fed sta attualmente studiando quando e come iniziare il tapering, la Bce non ha alcuna fretta di modificare il suo corso».
Nel consiglio Bce però c’è chi vorrebbe anticipare la stretta. Nella riunione di luglio i governatori di Germania e Belgio hanno votato contro la nuova forward guidance, temendo un impegno vincolante per troppo tempo sui tassi. La Bce ha deciso che, prima di un rialzo, l’inflazione deve tornare al 2% «ben prima» della fine dell’orizzonte di proiezione e per tutto il periodo rimanente (cioè per circa 12-18 mesi), con la possibilità di superare la soglia in modo temporaneo. Sui tassi è emerso dai verbali un dibattito acceso nel consiglio, che potrebbe ora riscaldarsi ulteriormente sugli acquisti di titoli.
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Articolo tratto da “Milano Finanza” del 27/08/2021