Bruxelles prepara EuroBot e aste per gestire la liquidità

Riparte il piano per coprire il NextGenUe. In Italia collocati 240 miliardi di BTp

Con l’inizio di settembre si apre anche l’ultimo scorcio utile agli Stati per completare la provvista di denaro destinata a finanziare i bilanci pubblici in questo 2021. Salvo sorprese, le operazioni di provvista si svolgeranno con meno patemi d’animo di quanto si potesse attendere 12 mesi fa: i Governi europei hanno in media già raccolto quasi tre quarti dell’ammontare previsto, agevolati dalla politica ultra-espansiva della Bce in un compito che pareva ai limiti del possibile per alcuni Paesi. L’Italia non fa eccezione, visto che dopo le aste di due giorni fa ha finora coperto circa il 73% del fabbisogno atteso, collocando titoli a medio e lungo termine per un ammontare lordo di 240 miliardi di euro.

All’appello in tutta l’area euro mancano ormai da piazzare, secondo le stime di UniCredit, poco più di 300 degli oltre 1.200 miliardi previsti (quasi 90 miliardi dei quali nel nostro Paese) ma come accennato il compito appare alla portata di tutti. Le vere novità, negli ultimi mesi del 2021, potrebbero quindi arrivare dagli Eurobond emessi per finanziare il piano Next generation dall’Unione europea, che in questo modo è entrata in grande stile nell’agone della battaglia. I titoli collocati da inizio anno dalla Commissione sono stati pari a 106 miliardi e per completare l’opera, in base ai calcoli di Bofa Merrill Lynch, da qui a fine 2021 mancano altri 37 miliardi. Si è quindi in perfetta linea con gli sforzi compiuti finora dai Tesori dei singoli Stati membri, ai quali proprio a partire da settembre l’Unione, intesa come emittente, somiglierà in misura sempre maggiore.

Più che al lato quantitativo della vicenda occorre infatti guardare ai significativi cambiamenti attesi per gli Eurobond nelle prossime settimane. In primo luogo sarà lanciato un programma di emissioni di titoli a breve termine (con scadenza non superiore ai 12 mesi, simili ai nostri BoT e destinati a soddisfare le esigenze di liquidità immediate) da effettuare tramite aste. Per questo genere di titoli, la Commissione aveva indicato un obiettivo iniziale di 10 miliardi per il 2021, ma non è escluso si possa andare oltre. «Il limite massimo fissato di 60 miliardi è piuttosto elevato – nota Sphia Salim, strategist sui tassi di Bank of America – ma se lo si raggiungesse nel tempo corrisponderebbe a circa l’8% della dimensione massima del debito Ue e sarebbe in linea con l’attuale media tra i titoli di Stato dei Paesi europei».

Per collocare nuovi Eurobond, la Commissione procederà inoltre anche attraverso vere e proprie aste che serviranno a integrare le operazioni fin qui compiute attraverso sindacato. Se queste ultime accompagneranno ancora l’emissione di nuove tipologie di titoli a media e lunga scadenza, le aste (per le quali si è deciso di utilizzare il sistema Telsat gestito da Banque de France) serviranno per integrare l’offerta attraverso le classiche «riaperture» di bond già collocati effettuate anche dai singoli Stati. Saranno anche propedeutiche alla creazione di un mercato secondario efficiente, come auspicato dagli operatori e ricordato anche in una recente intervista a Il Sole 24 Ore da Stèphane Boujnah, l’a.d. di Euronext che ha individuato in Mts, il mercato all’ingrosso dei titoli di Stato nato nel 1988 in Italia, il candidato ideale per una corretta e trasparente gestione degli scambi.

Infine è ormai alle porte la definizione di un programma riguardante i green bond, la cui emissione dovrebbe iniziare in autunno e acquisire sempre più importanza dato che l’obiettivo della Commissione è che il 30% delle obbligazioni per finanziare il piano Ngeu, cioè fino a 250 miliardi, abbia caratteristiche legate ai temi ambientali. Il lancio di questi ultimi, secondo il parere di Bofa, potrebbe servire anche ad allargare maggiormente la platea degli investitori a gestori patrimoniali, fondi pensione e assicurazioni, che in genere mostrano più interesse alle obbligazioni «green» di quanto non facciano banche o hedge fund.

Nel complesso, le novità sugli Eurobond a partire da settembre renderanno la Ue sempre più simile a un emittente sovrano. E potranno anche incidere sugli stessi rendimenti dei titoli, che al momento viaggiano in una posizione intermedia: sono più elevati di quelli tedeschi, ma inferiori ai tassi registrati da Finlandia, Austria e Francia. Non dovremo certo attenderci grandi movimenti, sarà anzi questione di centesimi, ma «l’introduzione di titoli a breve termine, l’avvio di aste obbligazionarie e l’emissione di green bond dovrebbe consentire alla Ue di sovraperformare i Paesi semi-core da qui a fine anno e in particolare la Francia, quando il mercato inizierà a concentrarsi sui rischi elettorali del Paese», ricorda Salim, che mette invece in guardia sui rischi che la Ue possa incrementare il fabbisogno da finanziare. L’obiettivo, nel suo piccolo, è di avvicinare i Paesi Bassi, i cui tassi decennali viaggiano appena dieci centesimi sotto quelli degli Eurobond: colmare il divario non sarà semplice, ma assumerebbe un significato davvero rilevante.

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Articolo tratto da “Il Sole 24 Ore” del 02/09/2021