«Ci sono troppe variabili, complesso fare previsioni sul futuro dei mercati»

Sylvain Broyer (S&P): «L’era della bassa inflazione è ormai giunta al tramonto»

«L’Europa riuscirà a sostituire il gas della Russia? E quali saranno le conseguenze permanenti sulle catene di approvvigionamento delle imprese? In Ucraina si riusciranno a seminare i campi, e se questo autunno il raccolto sarà inferiore agli scorsi anni, quale l’effetto sui prezzi del grano nell’intero continente? E ancora, guardando alla domanda, come possiamo valutare l’impatto sulla fiducia dei consumatori e quanto questo a sua volta si tradurrà in minori spese? Mi creda, l’incertezza non è mai stata così elevata: con una guerra in corso fare previsioni è davvero complesso. Al confronto, stimare le conseguenze di un altro shock esterno come Covid era stata una passeggiata».

Se è pur sempre vero come recita un noto aforisma che «è difficile fare previsioni, soprattutto sul futuro», quello di Sylvain Broyer appare non solo lo «sfogo» di chi, da capoeconomista per l’Europa di S&P Global Ratings, è chiamato per mestiere a interpretare gli scenari macro, ma anche un voler mettersi nei panni di quanti, dalle Banche centrali ai Governi, siano in questo momento costretti a prendere decisioni cruciali avvolti in una nebbia fitta come mai in passato, neanche nelle settimane successive alla pandemia.

Eppure Broyer non appare pessimista: «L’economia europea – spiega a Il Sole 24 Ore – rallenterà per l’aumento dei prezzi del petrolio e del gas determinato dal conflitto e al tempo stesso il potere d’acquisto delle famiglie si indebolirà, con l’inflazione che secondo il nostro scenario base dovrebbe quest’anno raggiungere il 5% e restare sopra il 2% nel 2023, ma pensiamo che lo shock sia gestibile, almeno sotto l’aspetto della domanda».

Contro gli effetti del caro-energia i consumatori metteranno a disposizione l’enorme eccesso di risparmio accumulato durante la pandemia, ma a offrire sostegno saranno secondo l’economista anche le misure fiscali dei Governi per alleviare l’impatto sui prezzi dei carburanti, che valgono circa il 2,2% del Pil. Non ci si aspetta quindi una recessione in Europa, piuttosto «un rallentamento della crescita al 3,3% quest’anno, contro il 4,4% previsto in precedenza».

Così almeno lo scenario base, perché l’incertezza regna appunto sovrana e da durata ed estensione del conflitto possono scaturire effetti permanenti. Broyer mette in guardia su «interruzioni nel commercio e catene di approvvigionamento, con conseguenze che riguardano fonti energetiche, ma anche materie prime industriali e agricole e che manterranno il livello dei prezzi elevato anche nei prossimi anni» e conclude avvertendo che «l’era della bassa inflazione è ormai tramontata». Questa, al momento, resta forse l’unica certezza.

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Articolo tratto da “Il Sole 24 Ore” del 12/04/2022