«Euro e Ue più forti grazie al successo degli eurobond»

L’INTERVISTA. JOHANNES HAHN. IL COMMISSARIO UE AL BUDGET FA UN BILANCIO DELLE PRIME EMISSIONI DI TITOLI PER NEXTGENERATIONEU E FA IL PUNTO SU RISORSE PROPRIE E STATO DI DIRITTO. PRIMI FONDI ALL’ITALIA AD AGOSTO

di Michele Pignatelli

Un successo innegabile, con sottoscrizioni che hanno superato fino a 12 volte l’offerta di bond europei, a dimostrazione che filosofia e potenzialità di NextGenerationEU, il fondo comunitario da oltre 800 miliardi per il rilancio dell’economia Ue, sono stati compresi e che l’euro si candida al ruolo di «valuta globale alternativa al dollaro» Così Johannes Hahn, commissario europeo responsabile per la programmazione finanziaria e il budget, traccia un primo bilancio delle emissioni obbligazionarie che consentiranno i primi stanziamenti ai Paesi membri – per l’Italia con tutta probabilità in agosto -. in un’intervista al Sole 24 Ore in cui tocca anche altri temi caldi del dibattito di questi mesi: dalle nuove risorse per l’Unione al legame tra fondi Ue e Stato di diritto.

Commissario Hahn, che significa per Ue ed euro il successo delle prime tre emissioni di bond, in cui avete raccolto 45 miliardi?

È un riconoscimento del progetto di NextGenerationEU, che cioè non parliamo solo di ripresa, ma anche di rendere l’economia più competitiva e la società più resiliente, perseguendo le nostre priorità politiche, dal Green deal alla digitalizzazione. Abbiamo riscontrato un enorme interesse dei mercati finanziari, le emissioni hanno avuto sottoscrizioni pari a 10- 12 volte l’offerta. C’è anche un’interesse considerevole da parte di investitori dell’Estremo oriente. E c’è un interesse particolare, direi, per i cosiddetti green bond.

Che tipo di investitori si sono fatti avanti?

Investitori istituzionali, ma un po’ tutti, perché sono asset sicuri; dipende dalle scadenze dei titoli. Tutto questo contribuirà certamente a rendere il mercato degli eurobond più attrattivo, facendo dell’euro una valuta globale alternativa al dollaro.

Questo successo significa che in futuro titoli di debito comuni potranno diventare uno strumento più stabile per l’Europa, come suggerito qualche mese fa dal premier italiano Mario Draghi?

Sottolinerei che Draghi ha anche suggerito che ora ci dovremmo concentrare sull’implementazione di ciò che è già a disposizione: più di 2mila miliardi, considerando anche il quadro finanziario pluriennale Ue. Il focus ora dovrebbe davvero essere sull’utilizzo di questo denaro, anche in Italia dove c’è tradizionalmente un problema di capacità di assorbimento. Se parliamo di futuro, dobbiamo dimostrare ora che siamo in grado di sfruttare queste opportunità. Se avremo successo e creeremo valore aggiunto in Europa, questo potrà avviare una discussione sugli scenari futuri.

Quarantacinque miliardi sono parecchio, ma i prefinanziamenti ai Paesi i cui piani di ripresa e resilienza hanno già avuto il via libera dell’Ecofin richiedono già 50 miliardi e altri 4 Paesi potrebbero avere luce verde il 26 luglio. Avete già programmato altre emissioni a garanzia dei primi stanziamenti?

Abbiamo articolato le nostre emissioni sulla base del fabbisogno e ad oggi abbiamo raccolto un po’ di più di quanto preventivato. Siamo ben equipaggiati per i prefinanziamenti, considerando che il momento decisivo non è solo il via libera degli Stati membri ma anche l’accordo finanziario con il singolo Stato: solo allora partono gli stanziamenti. Ho fiducia perciò che saremo in grado di far fronte a tutti i pagamenti senza ritardi e potremo riprendere le emissioni a settembre.

Un’altra questione legata a NextGenerationEU ma non solo è quella delle nuove risorse proprie dell’Unione. Si è parlato di digital tax, che per ora è stata accantonata; si è discusso poi del nuovo Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM, una sorta di dazio ambientale sulle merci in arrivo da Paesi meno “green” della Ue) su cui pure ci sono state obiezioni. Quali sono le risorse a cui state pensando?

L’accordo interistituzionale, legalmente vincolante, tra Stati membri, Parlamento europeo e Commissione era che la Commissione presentasse una proposta sulle nuove risorse proprie, tra le quali erano esplicitamente menzionati il CBAM, una quota dell’estensione dello schema relativo agli ETS (le quote di emissione, ndr) e un’imposta digitale. La proposta avrebbe dovuto essere presentata già, poi – in seguito ai negoziati in sede Ocse, prima non prevedibili – si è deciso di posporla all’autunno. Ma su questo sono stato molto chiaro nel dibattito che abbiamo avuto prima di presentare il pacchetto ambientale Fit for 55 (Hahn nel collegio dei commissari ha votato contro, ndr): non sono contro il pacchetto sul clima, non sono contrario a posporre la proposta, ma è mancato un chiaro impegno a presentarla in autunno, per rassicurare tutti che rispetteremo gli accordi. È una questione di credibilità e responsabilità. È per questo che ho votato contro: come commissario al bilancio ho sentito il dovere di alzare la mano e dire che qualcosa mancava.

E se non si trovasse un accordo sulle nuove risorse proprie?

Dobbiamo trovarlo. Ci siamo impegnati a farlo e non so quante volte abbiamo ripetuto che pagheremo i debiti utilizzando le risorse proprie. Abbiamo chiamato il fondo NextGenerationEU, ma questo non significa che la prossima generazione dovrà pagare ciò che ora stiamo facendo.

In base alle nuove regole gli stanziamenti provenienti dal budget Ue possono essere bloccati per i Paesi che non rispettano lo Stato di diritto. L’ultimo report è stato molto critico con Ungheria e Polonia: che significa questo per l’approvazione dei loro Pnrr? Pensa che quello ungherese andrebbe vincolato alla criticatissima legge anti-LGBTI?

Il nuovo strumento introdotto nel nostro sistema normativo è un utilizzo del budget comunitario condizionato al rispetto dello Stato di diritto. Perciò se c’è un legame tra alcune lacune nello Stato di diritto – come la mancata indipendenza della magistratura – e l’uso di denaro dei contribuenti europei abbiamo ora uno strumento in più. Ma sarebbe un fraintendimento pensare che questo meccanismo si adatti a qualunque situazione. In pasato ad alcune città polacche che avevano creato zone franche LGBTI sono già stati negati fondi Ue, ma bisogna valutare caso per caso. Le nostre prime azioni legate alla condizionalità allo Stato di diritto partiranno in autunno e devono essere preparate con cura, perché è uno strumento nuovo e, come commissario responsabile, non voglio applicarlo per poi essere , per così dire, corretto dalla Corte di giustizia europea.

Una differenza importante tra i fondi di coesione e NextGenerationEU è che ora il denaro arriva se si completano le riforme. In Italia una priorità è la riforma giudiziaria: teme che lo scenario politico italiano ne comprometta l’approvazione e, più in generale, metta a rischio l’implementazione del Pnrr?

C’è un impegno, di Governo e Parlamento, che include anche la riforma della giustizia, e credo che sarà rispettato. C’è il vincolo tra stanziamenti e determinati traguardi, per cui l’87% del denaro destinato all’Italia arriverà solo con il raggiungimento degli obiettivi concordati. E poi abbiamo grande fiducia in Mario Draghi, facciamo affidamento su di lui. Già il fatto che abbia creato un’unità speciale legata al suo ufficio per monitorare l’implementazione del piano, indicando che la seguira personalmente, è una garanzia.

Quando arriveranno i 25 miliardi di prefinanziamento all’Italia, previsti per l’estate?

Sono in dirittura d’arrivo, dipende dalla firma dell’accordo finanziario. A questo punto, essendo già il 22 luglio, suppongo che arriveranno certamente nel mese di agosto.

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Fonte

Articolo tratto da “Il Sole 24 Ore” del 23/07/2021