Faro della Bce sui bond sovrani

Eurozona Francoforte vigilerà sull’aumento dei rendimenti a lungo termine.

di Francesco Ninfole

Christine Lagarde

La Bce inizia a rispondere all’aumento dei tassi sui titoli di Stato in alcuni Paesi dell’Eurozona (soprattutto in Germania), sia attraverso messaggi verbali della presidente Christine Lagarde, sia con maggiori acquisti di titoli. Nella scorsa settimana le operazioni sono state pari a 17,2 miliardi di euro, in lieve aumento rispetto alla settimana precedente, ma comunque al livello massimo da metà gennaio, nonostante l’effetto Draghi sui Btp.

Ieri Lagarde è intervenuta con dichiarazioni nette: la banca centrale «sta monitorando attentamente l’evoluzione dei tassi nominali dei titoli a lungo termine», ha detto. «Nell’ambito dell’ampio set di indicatori che osserviamo per valutare se le condizioni di finanziamento sono ancora favorevoli, i tassi privi di rischio overnight indexed swap (Ois) e i rendimenti sovrani sono particolarmente importanti, perché sono buoni indicatori iniziali di ciò che accade nelle fasi a valle di trasmissione della politica monetaria, dal momento che le banche utilizzano tali rendimenti come riferimento quando fissano il prezzo dei prestiti a famiglie e imprese», ha precisato.

La Bce si è da tempo impegnata a garantire «condizioni di finanziamento favorevoli» per Stati, banche e imprese, ma non ha finora chiarito nel dettaglio le modalità di intervento in caso di necessità. Restano ancora incertezze sul meccanismo che in passato è stato definito da Lagarde «olistico» (in quanto considera indicatori di vario tipo). Ieri la presidente ha però evidenziato un’attenzione primaria per i titoli di Stato (non era stato così dopo il consiglio direttivo del 21 gennaio). Dai rendimenti sovrani dipendono a cascata i costi di finanziamento per banche e imprese.

Inoltre Lagarde, parlando alla European Semester Conference organizzata dal Parlamento Ue e della presidenza di turno portoghese, ha fatto esplicito riferimento ai tassi «nominali» dopo le minute dell’ultimo consiglio direttivo, pubblicate giovedì scorso, nelle quali era stato invece indicato un focus dei membri del consiglio direttivo su quelli reali: «Non ogni aumento dei tassi nominali dovrebbe essere interpretato come un ingiustificato peggioramento delle condizioni finanziarie e quindi innescare una risposta» da parte della banca centrale, era scritto nei verbali. Queste parole avevano intimorito i mercati, che ieri, al contrario, hanno beneficiato delle rassicurazioni di Lagarde sui valori nominali.

Così il tasso dei Bund a dieci anni è sceso di 4 punti a -0,34%, dopo i rialzi delle ultime settimane legati anche a un maggiore ottimismo su crescita e inflazione in Germania (sul modello di quanto sta avvenendo, in modo più ampio, sui titoli americani). Anche il rendimento del Btp decennale è sceso di 2 punti base allo 0,6%: i tassi dei titoli italiani tuttavia erano calati anche nei giorni scorsi, beneficiando dell’insediamento di Mario Draghi a Palazzo Chigi. Lo spread Btp-Bund ieri è arrivato a 93 punti.

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di Francesco Ninfole

Articolo tratto da “Milano Finanza” del 23/02/2021