Fmi: riviste al ribasso le stime per l’Italia, Cina e Usa accelerano
La revisione dell’Outlook. Quest’anno la crescita del nostro Paese sarà del 3% contro il5,2% stimato in precedenza. Pechino traina l’economia globale con un aumento del Pildell’8,1%
Gianluca Di Donfrancesco
«Incertezza» è stata la parola d’ordine del 2020, l’anno della pandemia e della recessione senza precedenti. E l’incertezza rischia di dominare anche buona parte del2021, soprattutto per Eurozona e Italia. Il Fondo monetario internazionale ha sì alzatole stime sull’economia mondiale, ma le incognite, legate all’efficacia e alla tempestività delle campagne di vaccinazione, alle nuove ondate di infezioni e alle possibili varianti del Covid-19, restano enormi.
Nell’aggiornamento del World Economic Outlook dell’Fmi, diffuso ieri, si ridimensiona la contrazione dell’economia globale nel 2020: il calo sarà del 3,5%,quasi un punto in meno rispetto al crollo stimato a ottobre (-4,4%). E il rimbalzo nel2021 sarà più robusto: il 5,5%, lo 0,3% in più rispetto alle stime di tre mesi fa (nel2022 la crescita si assesterà al 4,2%). La correzione, spiega la capoeconomista del Fondo, Gita Gopinath, «riflette gli effetti positivi dell’inizio delle vaccinazioni» e le misure di sostegno varate soprattutto negli Stati Uniti e in Giappone alla fine dello scorso anno.
Per ritornare ai livelli pre-pandemia, ci vorrà però tempo: anche con la ripresa, gli output gap non dovrebbero chiudersi fino a dopo il 2022. L’inflazione resterà pertanto molto bassa. La crisi lascerà cicatrici profonde: spingerà 90 milioni di persone in condizioni di povertà estrema nel 2020-21 e costerà al Pil mondiale 22mila miliardi di dollari tra il 2020-25.
Alla fine del 2022, secondo l’Fmi, la Cina potrebbe aver lasciato sul terreno circal’1,5% del Pil, rispetto al percorso pre-Covid. Analoga la perdita degli Usa, mentre per l’Eurozona si stima quasi il 4%.
La Cina, già ripartita alla fine del 2020, fa storia a sé. Malgrado la pandemia e le tensioni a tutto campo con l’America di Trump, sarà l’unica grande economia a salvarsi dalla recessione nel 2020, con una crescita stimata al 2,3% dall’Fmi e una accelerazione all’8,1% quest’anno.
Per gli altri, la ripartenza sarà più lenta. Secondo l’Fmi, Stati Uniti e Giappone torneranno ai livelli di attività di fine 2019 nella seconda metà del 2021, mentre Eurozona e Regno Unito riemergeranno solo nel 2022.
Gli Usa limitano i danni nel 2020, con una contrazione del 3,4% (rispetto al 4,3%stimato a ottobre), per rimbalzare al 5,1% quest’anno, 2 punti in più rispetto a ottobre, grazie alla ripresa nella seconda metà dell’anno e alle misure di sostegno varate a dicembre. Alle quali ora si sommerà il piano dell’Amministrazione Biden. Le stime preliminari mostrano che il pacchetto da 1.900 miliardi di dollari potrebbe far salire ilPil del 5% nei prossimi tre anni, secondo Gopinath, con una spinta dell’1,25% già nel2021.
Per il Giappone, l’Fmi stima una flessione del Pil del 5,1% nel 2020, seguita da una crescita del 3,1% nel 2021 (+0,8%).
Di segno diverso le previsioni per l’Eurozona. Anche il blocco della moneta unica può chiudere il 2020 meno peggio del previsto, con un calo del Pil del 7,2%, contro il-8,3% stimato a ottobre. Tuttavia, quest’anno la ripresa si fermerà al 4,2%, meno del5,2% previsto solo tre mesi fa. Tra ritorno dei contagi e lockdown, spiega l’Fmi, l’attività economica si è indebolita alla fine del 2020, con effetti che si trascineranno nel 2021. Molte aspettative sono ovviamente riposte, anche dall’Fmi, sul programma Next Generation EU.
Per l’Italia, la contrazione nel 2020 sarà del 9,2%, in linea con le previsioni del Governo e meglio di quanto stimato a ottobre (-10,6%). Un crollo pronunciato, al quale farà seguito un rimbalzo relativamente modesto, con una crescita limitata al 3%nel 2021, contro il 5,2% precedentemente previsto. La Germania vedrà il Pil cadere del 5,4% nel 2020, seguito da una crescita del 3,5% quest’anno.
Tra i Paesi emergenti, l’India registra un forte calo nel 2020 (-8%), con la prospettiva di accelerare all’11,5% nel 2021.
Al di là delle cifre, che in quest’ultimo anno sono cambiate spesso e in misura significativa, restano linee di tendenza che vedono l’Europa (e l’Italia soprattutto) in difficoltà rispetto ai principali concorrenti globali.
L’«eccezionale incertezza» che accompagna le speranze di ripresa spinge l’Fmi a ribadire l’appello a proseguire le politiche di sostegno che finora hanno ammortizzato l’impatto della crisi. Nuove ondate di infezioni, varianti del Covid e ritardi nelle campagne di vaccinazione possono compromettere il recupero. Di conseguenza, ha spiegato Gopinath, c’è ancora bisogno di aiuti per famiglie e imprese dove il virus è ancora attivo, per garantire mezzi di sussistenza agli individui ed evitare il fallimento di aziende altrimenti in utile.
Allo stesso modo, c’è ancora bisogno di politiche monetarie accomodanti per garantire stabilità finanziaria, facendo attenzione a contenere il rischio intrinseco ai bassissimi livelli dei tassi di interesse. Occorre, insomma, prepararsi ad affrontare l’aumento dei fallimenti che si verificherà quando le misure straordinarie adottate durante la pandemia saranno ritirate. Con le conseguenti difficoltà per sistemi bancari già fragili.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Gianluca Di Donfrancesco
Articolo tratto da “Il Sole 24 Ore” del 27/01/2021