Il post Covid sarà all’insegna dell’Asia

di Patrick Zweifel*e Luca Paolini**

A un anno dallo sconvolgimento sociale ed economico provocato dalla pandemia di Covid-19, l’Asia sta emergendo dalla crisi più forte di prima e con un’influenza maggiore sulla scena mondiale, spostando sempre più a Oriente il centro di gravità economico del pianeta. Grazie alla gestione esemplare della pandemia, l’attività economica in tutta la regione è tornata ai livelli pre Covid-19. (La sicurezza e la resilienza al Covid asiatiche sono considerate le migliori al mondo). Inoltre, le politiche economiche anticrisi del blocco asiatico sono state prudenti e misurate, a differenza di quanto avvenuto in Occidente, dove i governi e le banche centrali sono stati costretti ad adottare misure estreme. Prendiamo la Cina. Sebbene sia stata l’epicentro della pandemia, le istituzioni politiche della regione non hanno dovuto ricorrere a un’eccessiva generosità fiscale o monetaria. La Cina non ha assistito a un aumento dei prestiti di proporzioni simili a quello delle economie sviluppate. La seconda economia mondiale è entrata in crisi con il debito pubblico al di sotto del 50% del pil, che prevediamo salirà al 67,7% entro il 2022. Il quadro è simile nel resto dell’Asia emergente, più favorevole rispetto a quello delle economie del G5, in cui il rapporto debito pubblico/pil medio dovrebbe superare il 150% entro il 2022.

L’Asia è quindi riuscita a sostenere la crescita senza gettare i semi di rischi finanziari futuri. Prevediamo un forte rimbalzo della crescita del pil del blocco pari all’8,9% nel 2021, ben al di sopra delle economie avanzate, che dovrebbero crescere solo del 4,9%. Questo risultato appare ancora più solido prendendo in considerazione anche la lieve contrazione registrata dall’economia della regione durante lo scorso anno, appena dello 0,2%, rispetto al 5,2% delle controparti sviluppate. L’efficace gestione della pandemia da parte dell’Asia e la sua resilienza economica sono la naturale conseguenza di una serie di riforme strutturali rivoluzionarie che la regione ha promosso negli ultimi 20 anni, un processo a nostro avviso destinato a proseguire a ritmo ancora più elevato nel prossimo decennio. Dalla crisi valutaria alla fine degli anni 90, le nazioni asiatiche hanno rafforzato le loro basi per una prosperità a lungo termine, riformando il proprio contesto istituzionale, normativo e del mercato dei capitali e promuovendo la competitività a livello internazionale. Un altro pilastro della ripresa economica post-pandemia è un’integrazione regionale più profonda. Nel mese di novembre i mercati emergenti asiatici hanno presentato un nuovo ambizioso accordo commerciale, il Regional comprehensive economic partnership agreement (Rcep), che riguarda gli scambi di merci, servizi e investimenti tra 15 Paesi che insieme rappresentano il 30% della popolazione mondiale. L’accordo dovrebbe contribuire a stimolare ulteriormente la crescita a lungo termine, riducendo le barriere commerciali e aumentando ulteriormente gli investimenti diretti esteri.

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*capo economista 

**capo strategist

Pictet Asset Management

Articolo tratto da “Milano Finanza” del 09/03/2021