«La recessione negli Usa? Sarà tenue e veloce solo se la Fed non esagera sui tassi»

L’intervista a Dan Chung CEO e CIO di ALGER 

di Morya Longo

«Io credo che negli Stati Uniti la recessione sia ormai inevitabile, a causa della politica della Fed. Ma se la banca centrale non esagererà ad alzare i tassi e dopo dicembre farà una pausa, sono convinto che la frenata sarà tenue e veloce. Se invece la Fed dovesse proseguire con aggressività nelle strette monetarie, credo che farebbe un grande errore». Dan Chung, Ceo e Chief Investment Officer di Alger, società di asset management partner di La Française Am operante nel mercato statunitense, mantiene un cauto ottimismo: la recessione negli Stati Uniti ci sarà, ma – a differenza di quello che potrebbe accadere in Europa – sarà tenue e veloce. Sempre che la Fed non esageri…

La curva dei rendimenti negli Usa si è invertita fino a 55 punti base, segnalando un elevato pericolo di recessione. Perché pensa che sarà breve e veloce?

Innanzitutto i dati sono discordanti. Ce ne sono alcuni, come i leading indicator, che segnalano l’arrivo della recessione. Ma ce ne sono anche altri, come quelli del mercato del lavoro, che sono ancora robusti. Io sono comunque convinto che la recessione arriverà. A differenza dell’Europa, però, gli Stati Uniti hanno vari punti di forza.

Quali?

Il primo è l’indipendenza energetica. Gli Usa esportano gas, l’Europa lo importa. Questa è una grande differenza. Inoltre le famiglie americane, a differenza di quanto accaduto in altre crisi del passato, hanno molti più risparmi e un buon mercato del lavoro. Poi gli Usa hanno un forte settore agricolo: si tratta di un’importante industria per l’intera economia, soprattutto in un momento di forti rincari come quello attuale. Anche altri settori sono forti: mi riferisco per esempio a quello sanitario e a quello tecnologico. Entrambi sono decorrelati dal ciclo economico: il primo è legato alla ricerca, che con il Covid è aumentata, mentre il secondo ha sempre dimostrato di reggere durante le crisi. Ricordo solo, per fare un esempio, che il primo iPhone fu presentato nel 2007…

Però il settore tech è quello che più soffre in Borsa…

Ancora oggi si tratta di un comparto che fa passi da gigante: nel 2007 ci furono i primi smartphone, oggi la ricerca va veloce sul cloud computing, sul machine learning, sull’intelligenza artificiale e le sue applicazioni. Pensi solo a quanto la tecnologia può fare e farà per il settore sanitario. La storia insegna che nelle recessioni è la tecnologica che trascina la ripresa.

Però lei dice che la Fed non deve esagerare. Proprio mercoledì ha alzato le previsioni sui tassi di fine 2022 e del 2023. Sta esagerando?

Questo è il punto. Non importa quanto ha alzato i tassi mercoledì: avrebbe potuto anche aumentarli di 100 punti base. Quello che importa è il tasso d’interesse terminale. Il punto di arrivo. Cioè: dove si fermerà. Io penso che a fine anno avremo i tassi Fed compresi tra il 3,75% e il 4,25% e credo anche che poi dovrà prendere una pausa. Se esagerasse nella stretta monetaria, invece, farebbe un grosso errore. Avrebbero dovuto alzare i tassi l’anno scorso, è lì che hanno sbagliato. L’economia correva e loro tenevano il costo del denaro a zero. Ma ora non possono esagerare.

I mercati azionari sono scesi molto, ma in generale i gestori li tengono ancora sottopesati. Crede che ci siano opportunità, da qualche parte?

Sì. Le valutazioni delle azioni growth sono cadute molto in basso. Il rapporto tra prezzi in Borsa e fatturato del top 10% delle aziende ad alta crescita è ai minimi dagli anni ’70. Questo crea opportunità.

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Fonte

Articolo tratto da “Il Sole 24 Ore” del 23/09/2022