La ripresa e le nuove aree d’interesse per gli investimenti del private equity
di Antonio Solinas e Elio Milantoni
Nel primo semestre del 2021 sono state registrate complessivamente 79 operazioni condotte dagli operatori del private equity in Italia per un controvalore complessivo pari a circa 26 miliardi di euro. Se da un lato il numero di operazioni sembra essersi stabilizzato sui livelli pre Covid 19, dall’altro lato è stato toccato un picco sul valore totale, principalmente per effetto del deal che ha interessato Autostrade per l’Italia spa che è stata ceduta dalla controllante Atlantia al nuovo gruppo di azionisti di controllo con Cassa Depositi e Prestiti.
Grazie alla prosecuzione da parte degli operatori di private equity dell’attività di fundraising e di ricerca di nuove opportunità di investimento, per molte aziende italiane è stato possibile reperire i capitali e l’expertise necessario per affrontare e superare il periodo di crisi e, in molti casi, cogliere importanti occasioni di espansione, anche in ambito internazionale.
Per il secondo semestre del 2021, dall’analisi delle aspettative degli operatori sulle variabili critiche che influenzeranno il mercato, è visibile un ulteriore miglioramento rispetto a quanto accaduto nel semestre precedente.
Come sottolineato nella Relazione Annuale 2021 di Banca d’Italia, «gli interventi pubblici a sostegno del mercato del capitale di rischio possono favorire la crescita dimensionale del sistema produttivo e una ripresa più rapida dell’economia», da aggiungere all’avanzamento della campagna vaccinale e al rilancio sempre più rapido in tutti i settori: per questi motivi il numero di operazioni è previsto in leggero aumento rispetto al dato registrato nel semestre appena trascorso, come dimostrato dal Deloitte Pe Confidence Index che ha raggiunto un picco storico attestandosi sul valore di 134.
In questa fase gli operatori di private equity e i principali investitori finanziari hanno iniziato a riporre l’attenzione su nuovi settori. Il comparto technology sta diventando uno di quelli con più appeal, anche per effetto dell’accelerazione di determinati trend tech disruptive che stanno profondamente cambiando il mercato e che sempre di più impattano sulle scelte di investimento.
L’incremento dei consumi sul canale online e la crescente importanza che sta assumendo il tema della cybersecurity sono i fattori critici alla base di questo fenomeno e proprio nell’ambito della sicurezza informatica è interessante citare il recente annuncio con cui il gruppo americano di sicurezza informatica, NortonLifeLock, ha dichiarato di aver raggiunto un accordo per acquistare il suo concorrente ceco Avast, quotato sul mercato inglese, per oltre 8 miliardi di dollari.
Inoltre le aspettative per il prossimo semestre esprimono un forte interesse per il settore del manifatturiero che appare indubbiamente quello privilegiato dagli operatori, essendo storicamente il principale settore industriale del nostro Paese. Altro settore dove ci si attendono interessanti operazioni è quello del consumer business, con particolare focus sul comparto food and wine. L’interesse in Italia si focalizza sulle eccellenze industriali del nostro Paese e sui settori storici del tessuto economico italiano, come l’automotive.
Quest’ultimo risulta ormai da tempo soggetto a molteplici trend che ne stanno cambiando profondamente il paradigma produttivo tradizionale. La sostenibilità e l’innovazione e sviluppo tecnologico ne guidano la sua evoluzione e sono tra i principali trend al centro delle agende dei regolatori e degli executive internazionali.
Immaginando gli scenari futuri del settore in un’ottica di lungo periodo, la progressiva transizione verso forme di mobilità alternative e sempre più elettriche e «green» non è più in discussione. Tuttavia è necessario che questo trend sia accompagnato da un approccio strategico e relazionale fondato sul confronto costruttivo e sul dialogo costante fra tutti gli stakeholder del settore. Dagli azionisti agli investitori, fino ai soggetti bancari coinvolti nell’intero processo.
Il ruolo degli operatori di private equity in tale contesto emerge come fattore chiave per attuare un’indispensabile transizione all’altezza delle sfide poste dalla mobilità del futuro. Il trend di ripresa del settore è confermato dal ridotto numero di opportunità di investimento abbandonate a causa del Covid negli ultimi sei mesi e dall’intensa attività di disinvestimento, favorita dall’incremento dei multipli di mercato come conseguenza diretta della alla ripresa del ciclo economico. Gli investimenti effettuati nel semestre appena trascorso e le aspettative per i prossimi sei mesi mostrano prevalenza di operazioni che riguardano player medium-large del mercato italiano.
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Articolo tratto da “Milano Finanza” del 01/09/2021