Perché Wall Street non teme il prolungato rally delle materie prime

Le aspettative di miglioramento dello scenario macroeconomico, unite alle politiche monetarie ultra-espansive e alla debolezza del dollaro, hanno spinto ai massimi il prezzo del rame, che venerdì 7 maggio ha toccato sul London Metal Exchange (Lme) quota 10.412 dollari per tonnellata, superando così il record di 10.190 registrato nel 2011. Ma anche altre materie prime hanno conquistato molto terreno da gennaio. Una su tutte il petrolio Brent, attualmente intorno a 68,30 dollari, che ha messo a segno nell’ultimo mese un guadagno del 12%. 

Un segnale, quello proveniente dalle commodity, che se da un lato fa ben sperare in merito alla forza della ripresa economica, dall’altro crea timori di «surriscaldamento dell’economia», come evocato nei giorni scorsi dal segretario al Tesoro Usa Janet Yellen commentando il nuovo maxi-piano di sostegni annunciato dall’Amministrazione Biden. Che cosa bisogna aspettarsi allora nei prossimi mesi? Nel caso del petrolio, secondo Carlo De Luca, responsabile asset managment di Gamma Capital Markets, «l’outlook rimane rialzista: la decarbonizzazione, che ha messo un freno agli investimenti nei settori petroliferi, e il Covid-19, che ha decimato l’industria, hanno generato una forte riduzione delle riserve e della produzione da parte dell’Opec+. Per tale ragione mi aspetto che i prezzi aumentino grazie al successo delle campagna di vaccinazione e della ripresa graduale di viaggi e spostamenti vari, il che comporterà maggiori consumi e una spinta ancora più in alto delle quotazioni del petrolio, con un target price a 70 dollari al barile a sei mesi e a 80 dollari a un anno». L’ultima rilevazione settimanale effettuata mercoledì 5 dall’Eia ha evidenziato un forte calo delle scorte, pari a oltre 7 milioni di barili. «Questa notizia da sola dovrebbe favorire un ulteriore allungo delle quotazioni, ma attenzione all’India» fa notare Stefano Gianti, analista di Swissquote. «Il terzo importatore al mondo di petrolio sta infatti purtroppo attraversando una fortissima nuova ondata di Covid-19 e ciò inevitabilmente avrà un impatto rilevante sull’attività economica. Per questo motivo penso che i prezzi del petrolio possano attraversare una fase laterale in area 62-68 dollari al barile nel caso del Wti e circa 1,50 dollari in più nel caso del Brent». Ma, visto che la produzione da parte di Stati Uniti, Russia e Arabia Saudita è comunque calata per i recenti accordi per sostenere i prezzi, «mi attendo comunque un allungo delle quotazioni in area 72 dollari a sei mesi e a 77-80 dollari nei prossimi 12» aggiunge Gianti. 

Il processo di conversione verso un’economia green, per il raggiungimento degli obiettivi prefissati dall’accordo di Parigi, coinvolge direttamente anche il rame. Che, a parere degli analisti di Goldman Sachs, ha un potenziale di crescita di oltre il 60% nei prossimi quattro anni, con target di prezzo intorno a 15 dollari per tonnellata entro il 2025. Gianti mette in evidenza che dai minimi di marzo 2020 il metallo rosso si è apprezzato del 137%. «I prezzi dovrebbero continuare a salire nel breve periodo, vista la forte domanda che arriva soprattutto dalla Cina, con un ulteriore aumento del 30% nel corso dei prossimi tre trimestri», dice l’analista di Swissquote. 

Per quanto riguarda poi le ricadute sui mercati finanziari, l’aumento delle commodity impatterà temporaneamente sull’inflazione nominale, che potrà raggiungere un picco nel corso del 2021. «Ma se tale aumento non sarà seguito da un aumento dei salari, difficilmente la Federal Reserve cambierà il proprio statement alzando i tassi d’interesse», sottolinea De Luca. «Tanto è vero che il benchmark sul quale la Fed punta i riflettori non è più il dato puntuale bensì l’average inflation target, posto al 2% per un prolungato di tempo». Quindi, se il dato inflattivo sarà particolarmente rilevante, Wall Street potrebbe risentirne, «ma a quel punto sarà nuovamente la Fed a calmierare i movimenti al ribasso con comunicazione più espansive». Insomma, per Wall Street sembrano esserci più opportunità che rischi.

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Articolo tratto da “Milano Finanza” del 08/05/2021