Recovery, la vera sfida è la maratona delle riforme

di Marcello Clarich

Recuperare in pochi mesi il tempo perduto dopo decenni di disinteresse o di stallo nelle riforme che servono per il rilancio dell’economia. A questa sfida è dedicato un capitolo del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) illustrato in Parlamento dal presidente del Consiglio dei ministri, Mario Draghi, il 26 marzo scorso.

Anzitutto, si tratta di una delle parti più innovative rispetto alla versione del piano elaborata dal precedente governo. In quest’ultimo mancava, per esempio, una parte dedicata alle misure per promuovere la concorrenza. Ma già come ordine espositivo il capitolo sulle riforme (di ben 60 pagine) precede quello relativo alle singole missioni (digitalizzazione, infrastrutture, transizione ecologica, ecc.). E ciò perché i Pnrr «sono innanzitutto piani di riforma»: un cambio di prospettiva rispetto a quella del «prima i 220 miliardi di euro, per il resto si vedrà».

Quanto ai contenuti, il capitolo individua tre tipologie di azioni: le riforme orizzontali di interesse trasversale a tutte le missioni e cioè le riforme della pubblica amministrazione e della giustizia; le riforme «abilitanti», cioè gli interventi per rimuovere gli ostacoli che frenano la crescita economica, come per esempio le misure di semplificazione della legislazione; le riforme settoriali contenute all’interno delle singole missioni e che riguardano, per esempio, l’approvazione dei progetti relativi alle energie rinnovabili, la lotta al lavoro sommerso o i servizi sanitari di prossimità.

Per ciascuna delle azioni, il Pnrr elenca le misure concrete da inserire in testi legislativi da mettere in cantiere e le relative tempistiche. Così, per esempio, la riforma della pubblica amministrazione si snoda su quattro assi principali: modifica e accelerazione dei concorsi pubblici per favorire il ricambio generazionale e l’immissione di nuove professionalità; semplificazione e digitalizzazione delle procedure; pianificazione strategica delle risorse umane con incremento della cultura tecnico-gestionale degli amministratori e l’attivazione di percorsi formativi differenziati; digitalizzazione, in particolare per realizzare una piattaforma unica per il reclutamento del personale. Interventi di semplificazione sono previsti per le procedure di gara nel settore degli appalti pubblici.

Gli interventi in materia di giustizia riguardano i processi civile, tributario e penale, nonché l’ordinamento giudiziario a partire dai concorsi per la selezione dei magistrati e il rafforzamento dei poteri dei dirigenti degli uffici.

Tra le riforme «abilitanti» il Pnrr rilancia la legge annuale per il mercato e la concorrenza adottata di fatto solo nel 2017. È prevista la rimozione di «barriere all’entrata» di tipo normativo e il rilancio delle procedure di gara in materia di concessioni autostradali, del gas naturale e di grande derivazione idroelettrica. Non sono menzionate, invece, come obiettato dagli uffici della Commissione europea, le concessioni balneari oggetto di una procedura di infrazione che contesta il regime delle proroghe.

Molto serrati sono i tempi per l’elaborazione e l’approvazione dei testi normativi. Gli strumenti principali ipotizzati sono una serie di decreti-legge e di disegni di legge delega a cura del governo: i primi per approvare misure urgenti, come quelle in materia di sburocratizzazione e di accelerazione anche delle procedure di appalto; i secondi per le riforme più organiche, come quelle del processo civile e penale, che richiedono la doppia approvazione da parte del Parlamento e l’emanazione dei decreti legislativi delegati.

Solo per esemplificare, entro maggio è scadenzato un decreto legge sulle semplificazioni burocratiche promosso dal ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, e che è già in stato avanzato di elaborazione. Un disegno di legge delega per rafforzare la lotta anticorruzione è previsto per giugno, mentre a luglio dovrebbe essere pronto il disegno di legge annuale per il mercato e la concorrenza.

Entro settembre saranno varati disegni di legge delega per la riforma delle norme processuali e per il potenziamento dei meccanismi alternativi di definizione delle controversie (cosiddette Adr, come la mediazione civile), con l’impegno a varare i decreti legislativi entro settembre 2022.

L’interrogativo è se si tratta di tempi credibili di fronte alla mole del lavoro richiesto. L’esperienza insegna che molti testi normativi sono inghiottiti o rallentati dagli apparati ministeriali o finiscono nelle sabbie mobili parlamentari con la spola tra le commissioni competenti e i due rami del Parlamento.

Un impulso deciso da parte del presidente del Consiglio dei ministri e dei presidenti della Camera e del Senato è necessario, così come la compattezza di una coalizione che peraltro già mostra qualche incrinatura.

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Articolo tratto da “Milano Finanza” del 28/04/2021