Savona: criptovalute fuori controllo

La relazione Consob. Secondo il presidente dell’Authority, «l’informatica finanziaria è una lampada prodigiosa dalla quale è uscito il genio». Il problema è come riportarlo dentro. Denunciati gli effetti dello scarso coordinamento internazionale e gli eccessi speculativi

di Laura Serafini

La capacità di mettere da parte i soldi delle famiglie italiane durante la pandemia è aumentato, con un saggio di risparmio rispetto al reddito disponibile salito del 50%. Peccato che il rendimento sia stato prossimo allo zero. Se invece ci fosse stata la capacità di mettere a reddito quel risparmio, anche solo con una remunerazione di un punto percentuale, le famiglie avrebbero guadagnato complessivamente 30 miliardi, quasi il 2% del prodotto interno lordo.

Certo i tassi di interessi sono ormai al lumicino e investire diventa sempre più difficile: i soldi vanno ad alimentare i depositi che in Italia hanno superato quota 1.700 miliardi. Ma è proprio un simile contesto che rende il risparmiatore più vulnerabile e ad essere attratto dalle “sirene” delle criptovalute ,come i Bitcoin. Nella sua relazione annuale della Consob, la terza, il presidente Paolo Savona continua a prediligere un approccio macroeconomico rispetto alle realtà che è chiamato a vigilare. Così ieri ha concentrato gran parte del suo intervento sui rischi connessi alla crescita tumultuosa e senza regole delle criptovalute (oltre 5mila quelle in circolazione, anche se in gran parte sono “stablecoin”, ovvero espressione digitale di valute tradizionali).

Il presidente ha messo in guardia dai rischi di «creare moneta via computer». Essa offre «a chi la effettua la possibilità di disporre di un potere di acquisto» al quale però non c’è una corresponsione del valore di ciò che viene acquistato. Nel bitcoin non c’è un creditore al quale corrisponde un debitore e non c’è trasparenza di informazioni, perché esse sono in possesso solo di coloro che fanno parte della blockchain. «La blockchain originaria è impenetrabile – ha detto -. L’uso di questi strumenti nelle forme chiuse all’esterno ai partecipanti preclude una vigilanza privata o pubblica» con gli inevitabili effetti sulla trasparenza e la possibilità di «schermatura di attività criminali, come l’evasione, il riciclaggio, il finanziamento del terrorismo».

In un discorso ampio e articolato Savona fa balenare il rischio di destabilizzazione politica quando dice che «la funzione redistributrice, propria della democrazia, e quella produttivo-commutativa, propria del mercato, risultano alterate dalla creazione di potere di acquisto di digitalizzato». La diffusione delle piattaforme digitali, poi, ha permesso di utilizzare questi strumenti alla stregua di altre valute, sviluppando prodotti finanziari e il loro utilizzo come collateral per altri finanziamenti. Una situazione che a Savona ricorda la speculazione sui mutui subprime che ha portato alla crisi del 2008.

Per il presidente Consob «l’informatica finanziaria è una lampada prodigiosa dalla quale è uscito il genio. Le autorità non riusciranno a riportarlo dentro, perché esso agisce nella sfera immateriale controllabile solo cambiando il protocollo delle informazioni». Per questo motivo molte banche centrali stanno sperimentando proprie valute digitali: per seguire e arginare questi fenomeni con le stesse loro armi. Savona auspica un coordinamento e una collaborazione internazionale arrivando ad immaginare nuovi accordi di Bretton Woods per le criptovalute. Forse non è un concetto così peregrino se il Comitato di Basilea sta introducendo un forte giro di vite in termini di accantonamento per le banche che investono in Bitcoin. E ancora, in Italia, serve un maggiore coordinamento tra Banca d’Italia, Consob, Ivass e Covip. Alla fine della relazione l’economista Savona mette in guardia sugli effetti di un “laissez faire” e di uno scarso coordinamento internazionale. «Uno squilibrio quantitativo e qualitativo tra moneta legale e moneta privata farebbe scattare la Legge di Gresham, secondo cui la moneta cattiva scaccia la moneta buona». Questo scatenerebbe «il collasso fiduciario sul quale si regge la stabilità sistemica del mercato mobiliare». L’innesco «si potrebbe presentare se si concretizzassero i recenti timori di inflazione insorti in alcune economie e si affermassero in misura prolungata diversi ritmi di crescita tra grandi aree geopolitiche-economiche».

Tornando all’economia italiana, Savona prende atto del nuovo clima di fiducia ma mette in guarda da un alto indebitamento pubblico che non ha avuto la capacità di far partire i consumi, ma nemmeno di ridare spinta a una redistribuzione del reddito alla quale potrebbe contribuire una riforma fiscale che guardi anche alle istanze etiche e non solo a quelle produttive. Altro punto di attenzione l’incentivazione del capitale di rischio, leggi ricapitalizzazioni, per aiutare le imprese ad innescare la ripresa.

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Articolo tratto da “Il Sole 24 Ore” del 15/06/2021