Scenari. Sì al rally tradizionale di fine anno, ma con una correzione prima
di Marzia Redaelli
Settembre è il mese del rientro degli operatori dalle vacanze, della verifica dei portafogli e delle decisioni di investimento per l’ultimo trimestre.
Quest’anno, chi ha puntato sulle azioni dovrebbe essere soddisfatto, dato che i rialzi sono a doppia cifra per molti listini: l’S&P 500 di Wall Street è a +19% e lo Stoxx 600 europeo a +17%, come il Ftse Mib delle blue chip di Piazza Affari. La Borsa milanese ha guadagnato meno di quella francese (+8,8% il Cac 40), ma più di quella tedesca, dato che il Dax di Francoforte è salito finora del 14,6%. Sia gli indici americani, sia quello tedesco aggiornano con discrezione i massimi storici e salgono con costanza da oltre 10 anni, dal superamento della crisi del 2008.
Con una corsa così lunga alle spalle, il dubbio sul tradizionale rally di fine anno delle borse è lecito, viste le incertezze sulla ripresa, sull’inasprimento dell’inflazione e dato l’approssimarsi della riduzione degli stimoli espansivi delle banche centrali, che è il principale timore degli investitori. Però, come avverte Alessandro Fugnoli, strategist di Kairos, non ha senso preoccuparsi al tempo stesso del rallentamento dell’economia e delle politiche restrittive. Se ci sarà rallentamento, le politiche rimarranno espansive, se invece diventeranno restrittive vorrà dire che l’economia è su un percorso di crescita robusta.
Secondo il consenso degli esperti, l’intonazione di fondo delle Borse resterà inalterata al rialzo, con una possibile correzione nel breve periodo. Nel sondaggio di settembre di Bofa solo il 5% dei gestori intervistati ritiene che i mercati azionari europei abbiano già raggiunto il picco e sono in crescita quelli che pensano che il rally continuerà il prossimo anno.
Un ridimensionamento delle valutazioni è pure auspicabile, per agevolare un rientro con rincorsa sui mercati.
«Già da quattro mesi il mercato è in una fase di oscillazioni molto strette tra minimi e massimi – spiega Wolfram Mrowetz, amministratore delegato di Alisei Sim -e questo fenomeno porta generalmente o a esplosioni verso l’alto o a correzioni. Negli stati Uniti c’è una leva molto alta e prima che le azioni possano recuperare forza e potenza la leva potrebbe doversi ridurre. Dunque, è probabile una correzione nell’ordine del 10-15% prima di uno slancio verso la fine d’anno. Però si devono verificare alcune condizioni. In primis, dovranno arrivare notizie di rialzi del Pil dopo il rallentamento nel terzo trimestre, negli Stati Uniti ma anche in Cina. Poi, non ci dovranno essere accelerazioni nell’uscita delle banche centrali dalle politiche monetarie ultraespansive. Inoltre, se l’anno prossimo l’inflazione dovesse mostrarsi più duratura di quanto ipotizzato finora, i tassi si rialzerebbero e al mercato non farebbe bene. Infine, bisogna considerare che i gestori vorranno capitalizzare i guadagni di portafoglio per ”chiudere” i buoni risultati. In questo caso, tuttavia, il reinvestimento della liquidità potrebbe generare una rotazione sui settori legati al ciclo economico, per esempio, più che una correzione, in mancanza di alternative interessanti alle azioni. Con lo spostamento verso titoli che pesano meno negli indici, la rotazione non creerebbe neppure forti turbolenze».
A settembre e a ottobre, infatti, gli investitori professionali sistemano i portafogli. Tuttavia, l’opinione condivisa in Alisei è che un ribasso forte richiederebbe l’insorgere di una incognita nuova, finora non considerata. Il posizionamento che l’investitore dovrebbe tenere per non incorrere in sorprese sgradite, secondo Mrowetz, dipende dalla tolleranza al rischio e dalla possibilità di sopportare la vulnerabilità di titoli che hanno però prospettive interessanti; i risparmiatori meno robusti e poco tolleranti al rischio dovrebbero attendere questa eventuale correzione per entrare o rientrare sul mercato azionario.
Antonio De Negri, a.d. di Cirdan Capital, segnala che utili aziendali elevati e tassi reali negativi spingono la liquidità sull’azionario, mentre inflazione, varianti del Covid e politica fiscale Usa sono bivi che diramano il percorso delle Borse. Per l’ultimo trimestre del 2021,Cirdan prevede una riduzione dei giri del motore del mercato azionario, in termini di utili e di valutazioni, ma con risultati sempre interessanti.
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Articolo tratto da “Il Sole 24 Ore” del 18/09/2021