«Un rischio per il debito societario high yield»
DAN ROSS CIO VONTOBEL
di Andrea Franceschi
C’è un rischio sottovalutato da molti in questa fase di mercato segnata dalla rotazione ciclica: è quello della possibile insolvenza sul debito corporate ad alto rischio (high yield). «Se guardo a quanto sta accadendo sui tassi di interesse sui titoli americani – segnala Dan Ross capo investimenti di Vontobel – credo che ci sia più di un motivo per essere preoccupati»
Perché?
La sensazione è che l’onda lunga della scommessa sul vaccino abbia trascinato al rialzo anche molti settori che difficilmente potranno tornare ai livelli pre-Covid anche una volta immunizzata la maggior parte della popolazione.
Ad esempio?
Centri commerciali, hotel, le linee aeree, turismo… Questi settori hanno sofferto pesantemente la pandemia e, con la rotazione settoriale, hanno comprensibilmente recuperato terreno in Borsa. Ma non mi giustifico che i prezzi di diversi di questi titoli oggi siano addirittura oltre i livelli pre-Covid. Non è una prospettiva credibile che tutto ritorni esattamente come prima del virus. Ci sono alcuni trend, accelerati dalla pandemia, che sono destinati a rimanere. Penso allo shopping online o al lavoro da remoto. Tutto ciò lascerà delle cicatrici pesanti su molte di queste aziende.
Che c’entra tutto questo con i tassi dei Treasury americani?
C’entra perché in molti casi si tratta di aziende fortemente indebitate che potrebbero avere serie difficoltà a rifinanziarsi con i tassi in crescita. Abbiamo già visto alcune insolvenze. Seppur non a livelli così preoccupanti. Ma ripeto, non c’è giustificazione, ai loro prezzi.
C’è da preoccuparsi per la ripresa dell’inflazione?
Le pressioni si fanno sentire e pare che i mercati in questa fase non vogliano dare ascolto agli economisti e ai banchieri centrali che continuano a segnalare come si tratti di fattori temporanei. È anche vero che non tutte le banche centrali hanno la stessa opinione. Russia e Brasile, che sono Paesi esportatori di materie prime, lo percepiscono come un rischio impellente e per questo motivo hanno deciso di alzare i tassi. Ma un conto è la situazione nei paesi esportatori di materie prime un altro è la situazione in paesi come gli Stati Uniti. Qui c’è sicuramente da prefigurare un aumento dell’inflazione importata per via dell’apprezzamento delle materie prime. Ma sarà un fenomeno transitorio. Perché si veda una significativa ripresa dell’inflazione dobbiamo attendere che il mercato del lavoro raggiunga l’obiettivo della piena occupazione. Quanto all’Europa non vedo rischi. Anche perché la ripresa sconta i ritardi della campagna vaccinale.
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Articolo tratto da “Il Sole 24 Ore” del 31/03/2021