Una Europa che arranca dietro Biden

Le prospettive. Rivista in aumento anche l’inflazione, prevista a fine anno al 2,4%, ma confermato il ritmo d’acquisto di 120 miliardi di bond al mese. Disoccupazione in calo al 4,5%. Dow Jones oltre 33mila

di Adriana Cerretelli

Doveva segnare l’ora della riscossa collettiva, del grande rimbalzo economico dopo un anno da incubo. Invece, avvertono Fmi e ministri finanziari del G-20, il 2021 rischia di essere l’anno della ripresa selettiva, una gara tra chi corre e chi arranca, tra chi ha battuto il Covid e chi continua a subirlo. Festival di divari e diseguaglianze crescenti tra paesi sempre più ricchi e paesi sempre più poveri, un potenziale di destabilizzazione che potrebbe minare la già precaria stabilità finanziaria del “disordine” mondiale.

In questo quadro dai troppi chiaro-scuri a colpire di più è il torpore dell’Europa rispetto al dinamismo degli Stati Uniti. La sua lentezza di riflessi di fronte alle crisi sembrava finalmente smentita dalla fulminea operazione Recovery del luglio scorso, invece conferma una continuità allarmante.

Altro che “sleepy” Joe: Trump si era sbagliato di grosso sul rivale. In meno di tre mesi, l’America di Biden non solo ha bruciato le tappe della vaccinazione di massa ma ha dato una formidabile scossa all’economia: un pacchetto di stimoli da 1.900 miliardi di dollari e un piano da oltre 2.000 per finanziare nuove infrastrutture, che si aggiungono ai 3.000 miliardi del predecessore.

E così già a metà anno l’economia Usa ritroverà il livello di crescita pre-pandemia mentre l’eurozona dovrà attendere il 2022 per arrivarci. Ma come? A fine 2022 la locomotiva americana, dice l’Fmi, registrerà un Pil superiore di 6 punti a quello del 2019, il convoglio europeo soltanto 1 punto in più.

“Sleepy Europe” dunque, non senza conseguenze. La divaricazione economica rischia di scavare divergenze di interessi proprio quando l’America chiama a raccolta le democrazie per creare un compatto blocco di interessi e contrastare le ambizioni di leadership mondiale delle maggiori autocrazie, Cina in testa.

Già ora l’Europa si spacca e traccheggia, la Germania si vuole neutrale nel conflitto sino-americano, pur ribadendo la scelta transatlantica. Fossati economici troppo profondi potrebbero accentuare incomprensioni e rivalità tra le due anime dell’Occidente, a suo rischio e pericolo.

Ma è irreversibile per l’Europa un futuro al traino?

Di certo la campagna vaccinale è stata un disastro, anche per l’ipoteca che ha imposto sulla ripresa economica.

Di certo quei 750 miliardi di fondi Ue per il rilancio, che in luglio sembravano destinati a ricostruirla più forte e coesa, oggi impallidiscono di fronte alle risorse, già operative, schierate da Biden e comunque sono impantanati nelle pastoie di 27 ratifiche parlamentari, 11 di là da venire. Gli aiuti forse arriveranno a fine anno, sempre che i giudici tedeschi o qualche altro incidente di percorso non li tengano in ostaggio più a lungo.

Il presidente francese Emmanuel Macron già dice che 750 miliardi non bastano, bisogna fare di più. Da Berlino rimbalza il silenzio di un cancelliere al crepuscolo. Se non trova e presto la volontà di riscossa e di autoriforma collettiva, l’Europa si condannerà da sola a giocare contro se stessa. Peccato.

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Articolo tratto da “Il Sole 24 Ore” del 08/04/2021