Usa, l’inflazione balza al 5,4%
L’aumento più forte da agosto 2008. Ma Wall Street non si lascia impressionare
di Marcello Bussi
A leggere i dati diffusi ieri dal dipartimento del Lavoro statunitense, sembrerebbe che l’impennata dell’inflazione nel Paese non sia «temporanea», come invece sostiene la Federal Reserve. Dopo il +5% su base annua messo a segno a maggio, a giugno l’indice dei prezzi al consumo è salito al 5,4%, registrando l’aumento più alto dall’agosto 2008. Escludendo poi i prezzi dell’energia e degli alimentari (indice core), l’incremento è stato del 4,5%, il più forte dal settembre 1991. Su base mensile, invece l’incremento dell’indice generale è stato dello 0,9%, il più forte dal giugno 2008 e contro le attese di un +0,5%.
Il dipartimento del Lavoro ha sottolineato che un terzo dell’aumento dell’indice generale è stato determinato dall’incremento dei prezzi delle auto e dei camion usati, balzati del 10,5% rispetto al mese precedente. In decisa salita anche i prezzi delle auto nuove, dei biglietti aerei e dell’abbigliamento. Sugli aumenti sta poi incidendo parecchio la carenza di chip che affligge il mondo intero e che riguarda direttamente molti prodotti finiti. Insomma, il ritorno alla vita normale dopo i lockdown causati dal Covid-19 inizia a costare molto caro.
C’è da dire che alcune impennate sono frutto di un’illusione ottica: l’aumento dei viaggiatori ha fatto salire le tariffe aeree del 24,6% rispetto a un anno fa, mentre i prezzi degli hotel sono aumentati del 16,9%. Ma in entrambi i casi restano inferiori a quelli di due anni fa, prima dell’inizio della pandemia. Allo stesso tempo, però, questi dati suggeriscono che c’è ancora spazio per nuovi aumenti nei mesi a venire, prima di tornare a livelli pre-pandemia.
È comunque positivo il fatto che l’aumento dell’inflazione si accompagna a una forte ripresa economica: nel primo trimestre il pil Usa è cresciuto del 6,4% e per il secondo trimestre le stime danno un incremento addirittura del 9,1%, che sarebbe il miglior risultato dagli inizi degli anni ‘80. Sarà per queste considerazioni che Wall Street ha reagito bene al dato: dopo un calo iniziale, gli indici si sono ripresi rapidamente e a tre ore dalla fine delle contrattazioni il Nasdaq saliva dello 0,33% mentre il Dow Jones cedeva solo lo 0,2%. Scarso impatto anche sulle borse europee, che hanno chiuso praticamente invariate. Solo piazza Affari ha perso lo 0,5%.
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Articolo tratto da “Milano Finanza” del 14/07/2021