Il treno Modena-Genova è finalmente sul binario giusto

di Angelo De Mattia

Ora la vicenda Carige-Bper è stata messa finalmente sul binario giusto. Ma non è stato facile. Bper, che verosimilmente aveva inizialmente richiesto la dote di mille milioni ma era pronta a trattare con il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (Fitd) titolare dell’80% della banca ligure, non poteva avere garanzie sulla possibilità di sfruttare le Dta, ossia la trasformazione delle attività per imposte differite in crediti di imposta, materia che nella fase iniziale della sua richiesta era ancora all’esame del Parlamento con la Legge di Bilancio, mentre il potenziale concorrente, il Crédit Agricole, interveniva a norma approvata. Di qui anche l’ammontare prima prospettato della dote. Sarebbe bastato accogliere, senza impegni, un confronto con Bper e il quadro si sarebbe chiarito. Invece vi sono stati diversi giorni di opacità interrotti dal deciso intervento della Consob, per poi avviare al chiarimento la posizione del Fitd. Ma in una fase confusa e lontana dalla trasparenza sono stati importanti il controllo e le iniziative del sindacato (in particolare della Fabi), di parlamentari, della stampa.

L’esito conseguito dimostra la giustezza delle posizioni sostenute su questo giornale. Il fatto che Bper abbia ridimensionato a 530 milioni la dote richiesta al Fondo Interbancario è correlata, in particolare, alla confermata possibilità di fruire, per l’aggregazione con Carige, di Dta per 320 milioni circa e, come è stato precisato, a più analitiche informazioni acquisite sui conti dell’istituto aggregando. Ora per Bper, ottenuta l’esclusiva (mentre l’Agricole si è ritirato dalla competizione) iniziano le quattro settimane entro le quali deve essere conclusa la «due diligence confirmatoria» per poi arrivare alla stipula del contratto di acquisizione entro il 15 febbraio. Non si può ritenere conclusa l’operazione ma, come accennato, il cammino, che pure avrebbe potuto essere intrapreso prima con una diversa posizione del Fondo, è accelerato. Se si arriverà a concludere positivamente, si sarà conseguito un obiettivo che presenta coincidenti gli interessi aziendali e di settore con quelli generali. Sarà un passaggio importante che potrebbe dare vita a un organismo aspirante al terzo polo bancario e comunque tale da stimolare altre ipotesi di concentrazione che dalla «potenza» di lunga durata passerebbero all’«atto». Naturalmente sempreché si tratti di concentrazioni che mirino a meglio corrispondere alla ragion d’essere di una banca e non di mere aggregazioni per l’aggregazione. Bper, la cui vicinanza a Carige era prospettata anche ai tempi in cui quest’ultima godeva di ottima salute, presenta le condizioni per affrontare un percorso nel quale dare risposte ai dipendenti dell’istituto genovese, che in questi anni hanno dato dimostrazione di impegno e di attaccamento alla banca, alla struttura di governance e organizzativa, in particolare alla rete, al territorio di competenza, a famiglie e imprese. Piero Montani, ad della banca emiliana con una non comune esperienza e professionalità, conosce bene la Carige per esserne stato in passato amministratore delegato. La prova per la banca aggregante, mentre si registra l’impatto della digitalizzazione e delle conseguenti innovazioni organizzative, è in ogni caso fondamentale anche per ulteriori prospettive.

Quanto al Fondo, viene riferito che la vicenda ha visto le due principali banche del consorzio, Intesa Sanpaolo e Unicredit, favorevoli all’aggregazione in questione da subito, mentre sono rimaste resistenti le piccole banche. Si sarebbe potuto rischiare l’affermarsi di una valutazione solo in base ai diretti interessi di ciascun partecipante al Fondo. E’ una ragione in più per dover riesaminare struttura, composizione e funzionamento di questo organismo in previsione anche delle innovazioni a livello europeo. Pure altri osservatori iniziano a sostenere questa esigenza scrivendo della necessità di ripensare la constituency del Fitd. E’ sperabile che di fronte a questa oggettiva esigenza non si debbano più registrare risposte inutilmente sdegnate e inconsapevoli dell’evoluzione in atto. Siano i banchieri, a cominciare dai principali, a prendere direttamente in esame, insieme con l’Abi, questa delicata materia.

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Articolo tratto da “Milano Finanza” del 12/01/2022