La Bank of England rallenta gli acquisti del Qe

Però l’importo totale del piano resta 875 mld di sterline. Previsto un picco d’inflazione al 2% a fine anno, ma sarà temporaneo.

di Teresa Campo

Mercati nervosi in vista di qualunque mossa o anche solo opinione espressa (vedi il caso Yellen) in tema di politica monetaria. Risultato: le banche centrali ci vanno parecchio caute, pur a fronte di economie che mostrano lenti ma inequivocabili segnali di miglioramento. Ieri è stata la volta della Banca di Inghilterra che, nell’alzare le previsioni di crescita dell’economia, ha contestualmente annunciato un rallentamento del Qe. Niente tagli agli acquisti di titoli insomma, ma solo un ritmo più slow, «come previsto dall’annuncio del programma nel novembre 2020 e in linea con gli sviluppi nei mercati finanziari», si è premurata di sottolineare la banca centrale. In dettaglio la Boe ha mantenuto invariati sia il tasso di riferimento allo 0,1% (minimo storico) sia il programma di riacquisti a 875 miliardi di sterline. Al contempo ha alzato le stime sul Pil britannico 2021 dal 5 al 7,25%, con una forte accelerazione nei prossimi mesi, mentre l’inflazione potrebbe superare l’obiettivo del 2% verso fine 2021, ma solo pro tempore. Da qui il rallentamento degli acquisti di asset, che passeranno da 4,4 e 3,4 miliardi di sterline a settimana, senza modificare tuttavia l’obiettivo finale di 875 miliardi di sterline entro fine anno. Proseguendo però al ritmo di 4,4 miliardi di sterline a settimana, la Boe avrebbe raggiunto l’obiettivo con mesi di anticipo per cui l’aggiustamento permette di proseguire gli acquisti per tutto il 2021. 

Archiviato almeno per ora il rischio tapering (riduzione degli dell’entità degli stimoli finanziari), resta la domanda principe che si fanno i mercati: quando Bank of England (e le altre banche centrali) inizieranno a tirare i cordoni della borsa con politiche monetarie meno accomodanti? Per ora la Boe segue le orme della Fed americana rinviando l’inasprimento a quando la ripresa sarà più significativa, specie in termini di occupazione. Cauta anche la reazione dei mercati dopo la mossa di Bank of England, la seconda del G7 a muoversi in questo senso dopo l’omologa canadese. I rendimenti dei titoli di Stato a 10 anni dell’area core dell’Eurozona hanno chiuso in leggero rialzo: quello del Bund è salito di un punto base a -0,21%, mentre quello del Btp decennale si è portato dallo 0,90% allo 0,92%.a fronte di un lieve ampliamento da 112 a 113 punti base dello spread Btp/Bund. «Sul fronte del reddito fisso, i rendimenti hanno probabilmente messo a segno la maggior parte del movimento, ma nel breve potrebbero crescere ancora prima di fare un nuovo passo indietro», spiegano gli analisti. Per i titoli di Stato non core dell’Eurozona le prospettive sono positive, ma molti prevedono che gli spread si allargheranno leggermente nella seconda metà dell’anno. Niente paura tuttavia. La Boe si aspetta che l’inflazione superi il 2% a fine 2021 per poi tornare indietro, mentre la previsione a tre anni è la più bassa da febbraio 2014 avvertendo i mercati che i rialzi dei prezzi termineranno una volta svanito l’effetto riaperture.

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Articolo tratto da “Milano Finanza” del 07/05/2021