La Cina taglia ancora i tassi

La PboC si è mossa due volte in tre giorni per scongiurare il rischio bolla immobiliare

di  Elena Dal Maso

La Banca popolare cinese, che non si muoveva da aprile 2020, ha tagliato due volte i tassi nel giro di tre giorni, anche se di poco. La prima decisione è stata presa lunedì scorso, la seconda ieri. In entrambi i casi per arginare la caduta del settore immobiliare, che incide per il 28% del pil. Un Pil in frenata, visto che nel quarto trimestre del 2021 è cresciuto del 4% anno su anno rispetto al 4,9% del trimestre precedente. L’Hang Seng, dove sono scambiati i maggiori titoli del real estate, ieri ha festeggiato chiudendo in rialzo del 3,42%. Il primo gruppo del mattone cinese, Country Garden (161 miliardi di dollari locali di capitalizzazione) è balzato del 15,5%, mentre Evergrande, zavorrata da 305 miliardi di dollari di debito, ha guadagnato il 4,65% (vale 23,77 miliardi di dollari di Hong Kong).

La PboC ha abbassato i prestiti a 1 anno di 10 punti base al 3,7% dal 3,8% e quelli a 5 anni di 5 punti base al 4,6% dal 4,65%. Il vice presidente della banca centrale, Liu Guoqiang, aveva spiegato martedì che la PboC dovrebbe anticipare la curva del mercato e rispondere alle preoccupazioni generali in modo tempestivo. Sheana Yue, economista cinese di Capital Economics, prevede un ulteriore taglio di 20 punti base del costo del denaro a un un anno entro giugno. La maggior parte dei prestiti nuovi in Cina si basa sull’indice a un anno, mentre il tasso a cinque anni influenza il prezzo dei mutui.

Nonostante la brillante sessione di borsa, ieri i rendimenti dei titoli immobiliari high yield hanno perso in media 3 centesimi, ha calcolato Bloomberg, mentre iniziava a serpeggiare il dubbio che l’atteso allentamento sul mattone, un settore fortemente indebitato, non arriverà in maniera così ampia come gli investitori invece si attendono. «Il mercato è scettico sul fatto che la possibile apertura nazionale poi venga implementata in tutte le province», ha spiegato Monica Hsiao, fondatrice e responsabile degli investimenti di Triada Capital. «Inoltre non si conoscono i dettagli su quali tipi di società potranno accedervi». Il governo sta valutando la possibilità, ha scritto Reuters, di revocare alcune restrizioni per i gruppi del mattone sul denaro vincolato nei conti di garanzia (escrow account). Sarebbe un passo importante per un settore in crisi di liquidità, dal momento che i soldi depositati in quei conti «di solito rappresentano quasi metà degli afflussi dei gruppi immobiliari», scrive Bloomberg. E per quanto ieri Evergrande, in default selettivo (non ha pagato le cedole di alcuni bond in dollari, mentre si è impegnata a farlo con quelle in yuan) sia rimbalzata in borsa, un gruppo di obbligazionisti esteri sta «considerando seriamente azioni esecutive» dal momento che la società non si è impegnata con gli investitori per un piano di ristrutturazione, riporta una nota di Kirkland & Ellis e Moelis, studio legale di Chicago. Gli avvocati pretendono trasparenza sulla situazione finanziaria della società che non dovrebbe vendere asset senza prima consultare i creditori.

A questo si aggiunga che China Aoyuan Group (quasi 5 miliardi di dollari locali, il valore di borsa) ha annunciato che non effettuerà i pagamenti su quattro obbligazioni in dollari e ha aggiunto che farà scattare il default su tutte le altre emissioni offshore (quelle riservate al mercato internazionale). Aoyuan diventa in questo modo l’ultimo gruppo cinese del mattone a essere colpito nelle fondamenta dalla crisi di liquidità del settore e che decide di non pagare il debito contratto con gli investitori esteri. La società, scambiata sull’Hang Seng, non ha rimborsato un’emissione in dollari che maturava ieri e ha avvertito, in un documento pubblicato dalla Borsa, che non pagherà neppure un bond in scadenza domenica. Le due note di debito hanno un valore combinato di 688 milioni di dollari, ha calcolato Bloomberg.

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Articolo tratto da “Milano Finanza” del 21/01/2022