La crescita dell’inflazione adesso preoccupa la Bce

Il Consiglio. La Banca centrale europea prepara il terreno all’annuncio dello smantellamento del Qe (anche quello non pandemico) in marzo e successivamente a un possibile aumento dei tassi

FRANCOFORTE

La Bce si prepara a smantellare gradualmente non solo il Pepp ma anche il programma App entro il 2022 e dunque a mettere fine a tutti gli acquisti netti di attività, pandemici e non, per poi poter iniziare a rialzare i tassi. La tabella di marcia che porterà alla stretta sui tassi, per la prima volta dal 2011, comincerà a prendere forma con tutta probabilità alla prossima riunione del Consiglio direttivo in marzo, sulla base delle nuove proiezioni macroeconomiche degli esperti dell’Eurosistema. Ma già da ora, l’inflazione si sta avvicinando «molto» al target del 2% sul medio termine, e sta salendo più velocemente del previsto, soprattutto sul breve termine. È questo l’orientamento emerso ieri dalla riunione del Consiglio direttivo e dalla conferenza stampa di Christine Lagarde.

Dalla dichiarazione di politica monetaria ieri sono spariti tutti i riferimenti all’«accomodamento monetario ancora necessario affinché l’inflazione si stabilizzi sull’obiettivo del 2% nel medio periodo», una frase che era stata ripetuta più volte nella dichiarazione di dicembre. E, pur se mantenendo le decisioni di politica monetaria invariate, il Consiglio direttivo riunito ieri ha posto l’enfasi sul fatto che continuerà a «ridurre gradualmente il ritmo dei nostri acquisti di attività nei prossimi trimestri», mentre il programma pandemico Pepp terminerà come noto alla fine di marzo.

Proprio a marzo, quando il Consiglio direttivo potrà basare le proprie decisioni sui dati e sulle proiezioni macroeconomiche aggiornate, la presidente Lagarde in conferenza stampa ha anticipato che in quella riunione saranno stabiliti i prossimi passi. C’è da attendersi che il prossimo mese saranno decisi i tempi e le dimensioni del graduale smantellamento totale del QE, che è l’anticamera del rialzo dei tassi. A marzo la Bce potrebbe modificare la forward guidance e anticipare la fine degli acquisti del programma standard APP che attualmente è ancora open-ended.

Più volte incalzata dai giornalisti, Lagarde non ha più ripetuto il suo pronostico sul rialzo dei tassi che in dicembre aveva dato come «altamente improbabile» nel 2022. L’aumento dei tassi entro fine anno non può ora più essere escluso, anche se Lagarde ha messo in chiaro «sui tassi agiremo con gradualità, non siamo ancora a quel punto». E ha ammonito che il Consiglio è determinato a prendere «le decisioni giuste, non affrettate».

Lo scenario dell’inflazione è cambiato bruscamente, a sorpresa, e la Bce è pronta ad adeguare tutti i suoi strumenti di conseguenza. L’inflazione ha registrato «un brusco incremento negli ultimi mesi, con un ulteriore rialzo inatteso a gennaio». Per la Bce è probabile che l’inflazione «resti elevata più a lungo rispetto alle precedenti attese. Ed è altrettanto probabile che l’inflazione vada oltre quanto previsto». «Rispetto alle nostre aspettative di dicembre, i rischi per le prospettive di inflazione sono orientati verso l’alto, in particolare nel breve periodo»: è la prima volta che la Bce aggiunge questo tipo di rischio nella dichiarazione di politica monetaria. «Se le pressioni sui prezzi si traducessero in aumenti salariali maggiori di quanto anticipato», concede la Bce, o se l’economia tornasse più rapidamente alla piena capacità produttiva, «l’inflazione potrebbe collocarsi su livelli più alti». Sebbene in conferenza stampa Lagarde abbia detto che la Bce «non vede per ora aumenti significativi degli accordi salariali», il mercato del lavoro ha registato nell’area dell’euro un tasso di disoccupazione «da record al 7%», ha puntualizzato Lagarde. E la pressione salariale in arrivo è ora nelle carte.

«In consiglio vi è stata una preoccupazione generale per i numeri dell’inflazione e per il loro impatto sui cittadini e allo stesso modo c’è stato un consenso generale sulle decisioni odierne che portano avanti il nostro percorso di normalizzazione della politica monetaria», ha detto Lagarde. La Bce ha rilevato come gli aumenti dei prezzi siano diventati «più diffusi, con un forte aumento dei prezzi di un gran numero di beni e servizi». Anche se i prezzi dell’energia continuano a essere il motivo principale dell’elevato tasso di inflazione. «L’enorme shock energetico sta spingendo l’inflazione nell’Eurozona», ha confermato Lagarde.

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Articolo tratto da “Il Sole 24 Ore” del 04/02/2022