Per le Borse rialzo dei tassi più vicino: volano euro e spread
La reazione alla Bce. Gli investitori prezzano già una stretta a giugno e ulteriori interventi nel 2022: crescono i rendimenti dei bond, BTp al top da maggio 2020. La valuta europea a 1,14, giù le azioni
Un aumento dei tassi di dieci centesimi già a giugno e una stretta complessiva di 40 punti base nel corso dell’intero 2022. Christine Lagarde ha provato a dare fondo a tutta la sua abilità retorica per nascondere le future possibili mosse della Bce da lei presieduta e per rinviare ogni possibile decisione o impegno a marzo, quando di fronte avrà previsioni aggiornate e soprattutto indicazioni più puntuali sulla natura di quell’inflazione che ora spaventa anche l’Europa.
Il mercato però ha accolto le sue parole nella conferenza stampa che ha seguito il Consiglio di ieri a Francoforte proseguendo (anzi ha accentuando) la fuga in avanti: prezzando cioè misure restrittive la cui effettiva realizzabilità resta tutta da verificare, ma dagli effetti immediati sulle principali classi di investimento. Si spiegano così il passo indietro di ieri dei listini azionari (con Piazza Affari che ha ceduto l’1,1%, Francoforte e Parigi l’1,5%), l’aumento concomitante dei rendimenti dei titoli di Stato e dello spread, ma anche il rafforzamento dell’euro (risalito a 1,14 dollari).
La reazione dei tassi a breve termine Ois (overnight indexed swap) dai cui valori si ricavano anche le attese degli operatori sui futuri rialzi è parsa sì sotto certi aspetti eccessivamente accentuata: quasi un tentativo del mercato di forzare la mano alla Bce per allinearla a quella BoE che ieri ha ritoccato per la seconda volta nel giro di due mesi i tassi (ora allo 0,5%) o alla Federal Reserve che si appresta a farlo a marzo. «Lagarde ha chiarito ancora che il rialzo dei tassi avverrà solo dopo la fine dei piani di riacquisto, che secondo le indicazioni di dicembre dovrebbero proseguire al ritmo di 40 miliardi di euro al mese nel secondo trimestre 2022, 30 miliardi nel terzo e 20 miliardi da ottobre in poi», fa notare Pasquale Diana, responsabile della ricerca di AcomeA, sottolineando in questo modo l’idea di un approccio «graduale» dell’Eurotower.
Il cambio di passo è risultato però evidente a tutti dai toni utilizzati dall’ex direttore generale dell’Fmi: «Ha riconosciuto che i rischi di inflazione sono ora chiaramente sbilanciati al rialzo, ma soprattutto non ha più definito un evento “altamente improbabile” un aumento dei tassi già quest’anno, tenendo piuttosto a sottolineare che qualsiasi decisione sarà guidata dai dati», ricorda Mario Pietrunti, economista di Morgan Stanley. E se il primo appuntamento ideale è dunque per la riunione del 10 marzo prossimo, sono adesso molte le banche d’affari a pronosticare una stretta entro dicembre.
I riflessi principali della giornata dell’Eurotower si sono inevitabilmente visti nel mondo del reddito fisso, dove i rendimenti hanno subito in aumento generalizzato, come testimonia il balzo di oltre dieci centesimi fino allo 0,15% del Bund decennale. L’Italia, sotto questo fronte, ha finito per pagare un dazio ancora maggiore, visto che lo spread nei confronti della Germania si è ulteriormente allargato fino a 149 punti base e ha proiettato il tasso del BTp fino a 1,63%, livello massimo dal maggio 2020.
E se è evidente che a risentire di una eventuale chiusura più rapida del previsto dei programmi di riacquisto Bce sono in prima battuta i titoli della «periferia», vale anche la pena di ricordare come sul debito italiano non si siano sopiti del tutto i timori relativi alla fase politica attraversata dal nostro Paese. Pur riconoscendo l’importanza della rielezione al Quirinale di Sergio Mattarella, l’agenzia Fitch ha ieri messo in guardia sulle conseguenze che possibili instabilità nel governo a breve termine potrebbero avere nel cammino verso le riforme e nel ritardare l’arrivo degli attesi fondi Next Generation Eu. All’interno dell’Europa e dei mercati, l’Italia resta pur sempre il «sorvegliato speciale».
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Articolo tratto da “Il Sole 24 Ore” del 04/02/2022