Pil Italia su del 6,5% nel 2021 Draghi: merito sostegni e vaccini

Istat. Incremento annuo mai così alto dal 1976 dopo il tonfo a -8,9% del 2020. Traino dalla domanda interna. Già acquisito +2,4% di crescita per il 2022. L’Economia: «Obiettivo superare quest’anno il +4%»

L’economia italiana nel 2021 è cresciuta del 6,5%, un incremento che non si registrava da 45 anni, esattamente dal 1976 quando era stato del +6,6% (nel 1973 la crescita era stata del 6,7%). L’Istat nella stima preliminare del Pil conferma la crescita record dell’anno appena chiuso, rispetto al -8,9% del 2020, l’anno orribile del lockdown, che invece si è confrontato con gli anni bui della guerra, 1940-45. La spinta decisiva per la crescita è venuta dai due trimestri centrali dell’anno, +2,7 e 2,6% nel secondo e terzo, mentre il quarto (che ha avuto due giornate lavorative in meno sul terzo) ha segnato una dinamica più modesta, +0,6% rispetto al trimestre precedente (+6,4% tendenziale a fine anno).

In particolare nell’ultima parte dell’anno è rallentata l’agricoltura mentre industria e servizi sono cresciti ma in misura più moderata. È stata comunque la domanda interna (al lordo delle scorte) a trainare l’economia, mentre le esportazioni hanno frenato. La variazione acquisita per il 2022 – cioè la crescita già realizzata anche se per tutto l’anno il pil non crescesse affatto – è pari a +2,4%. Da tenere presente che per il momento le stime per il 2022 sono state riviste un po’ al ribasso rispetto alle prospettive dell’autunno scorso: Bankitalia scrive +3,8% nel Bollettino, e il ministro dell’Economia, Daniele Franco, nei giorni scorsi ha parlato di un aumento superiore al 4% (nella Nadef di fine settembre era indicato 4,7%). L’Istat non formula previsioni in questo momento (lo fa due volte l’anno, giugno e dicembre) e spiega che rispetto a dicembre, quando aveva stimato +4,7%, ci sono cambiamenti importanti nelle informazioni disponibili, fra cui quelle relative alle restrizioni sanitarie.

«Non ci sentiamo in questo stadio di confermare o meno – ha spiegato Giovanni Savio, direttore centrale della contabilità nazionale – vedremo nei prossimi dati. Per ora non abbiamo informazioni congiunturali forti e consolidate rispetto al 2022».

In ogni caso con questo quadro di crescita emerso nell’ultimo trimestre è ipotizzabile che già alla fine del primo trimestre (specie se in febbraio-marzo il quadro sanitario migliori, come sembra far sperare) si possa tornare ai livelli pre-Covid di fine 2019. Qualcosa di più preciso ci sarà con la diffusione dei conti nazionali annuali per il 2021 il prossimo 1° marzo, mentre quelli trimestrali coerenti con i nuovi dati annuali verranno presentati il 4 marzo.

«Voglio esprimere la mia soddisfazione per i dati sulla crescita che sono usciti oggi, +6,5% nel 2021. Sono il prodotto della ripresa globale, ma anche delle misure messe in campo dal governo, a partire dalla campagna di vaccinazione e dalle politiche di sostegno all’economia» ha detto il presidente del Consiglio Mario Draghi in apertura del Consiglio dei ministri di ieri.

Il ministero dell’Economia e delle Finanze in una nota commenta che la crescita del 6,5% comunicata dall’Istat sull’anno appena concluso fa recuperare all’economia italiana «gran parte della caduta registrata nel 2020 ed è dovuta anche alle misure di sostegno a imprese e famiglie attuate dal Governo, al successo della campagna di vaccinazione e alle altre misure di controllo dell’epidemia da Covid-19». Certo, aggiunge il Mef, «la recrudescenza della pandemia sta causando un temporaneo rallentamento dell’attività di alcuni settori economici e il caro energia è un indubbio fattore di rischio». Tuttavia «il quadro epidemico nazionale è in fase di miglioramento e il Governo è già ripetutamente intervenuto per attutire il rialzo dei prezzi di gas ed elettricità su imprese e famiglie. Ulteriori interventi sono in esame». Insomma, «pur non sottovalutando i fattori di incertezza che sussistono a livello internazionale l’obiettivo del Governo resta quello di conseguire nel 2022 una crescita del Pil superiore al 4%».

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Fonte

Articolo tratto da “Il Sole 24 Ore” del 01/02/2022