Spendere i risparmi: la chiave per la ripresa

di Riccardo Sorrentino

Dove è finito, dove finirà, il risparmio accumulato durante la pandemia? Anche se molti hanno visto contrarre il proprio reddito, c’è nel mondo una grande massa di denaro “non speso”, per i confinamenti e per l’incertezza sul futuro. Persino una parte dei “ristori” è stata risparmiata: i consumatori, come spesso accade di fronte ad aumenti – in questo caso relativi – di reddito transitori, non li hanno spesi, non tutti.

I dati statunitensi parlano di un tasso di risparmio salito dall’8,3% del reddito disponibile a febbraio 2020, fino al picco del 33% ad aprile; è poi calato al 12,5% a novembre, e passato – tra alti e bassi – fino al 27,6% di marzo 2021, quando hanno raggiunto – malgrado la flessione del reddito disponibile – il record di 6mila miliardi di dollari.

Anche Eurolandia presenta un fenomeno analogo. Il risparmio è passato dal 12,7% del reddito disponibile dell’ultimo trimestre del 2019 al 19,8% dell’ultimo del 2020 (ultimo dato disponibile). In Italia si è passati dal 10% al 17%, con un picco in primavera al 21,8% in Francia dal 14,8% al 16% (ma nel terzo trimestre) con un picco al 26,8%, in Germania dal 18,7% al 24,7% con un picco al 27,4%.

Non si può dire che questo denaro accumulato “tornerà” nel sistema economico: non uscirà dai materassi ma dal sistema finanziario, dai conti correnti e altri strumenti di risparmio, e ha quindi già aiutato il sistema economico, favorendo il credito. Il suo potere d’acquisto, oggi, è però indiretto, “gestito” dalle banche, mentre diventerà domanda interna diretta, rivolta a beni e servizi domestici o importati; e, quando il settore produttivo avrà raggiunto i suoi limiti, potrà anche trasformarsi in un aumento dei prezzi. Molto dipenderà anche da quanto vorranno risparmiare le famiglie dopo il Covid: l’incertezza radicale legata a tutte le catastrofi naturali si accompagna in genere a forti tassi di risparmio. Per diversi Paesi – non tutti: non la Francia, per esempio – il Fondo monetario internazionale prevede nel medio termine tassi di risparmio (in rapporto al pil) leggermente più elevati rispetto a quelli dominanti in passato.

Nel medio-breve periodo il ritorno di queste risorse agli acquisti potrà allora determinare la velocità e la forma della ripresa. È l’idea di Erik Nielsen di Unicredit, secondo il quale in Europa, dove i risparmi sono poco legati ai ristori dei governi, «potranno essere smobilizzati a favore dei consumi a una velocità più rapida rispetto agli Usa». Qui i risparmi sono molto legati ai versamenti del Tesoro e «sono considerati dalle famiglie come un incremento (relativo, ndr) della loro ricchezza finanziaria». Secondo Nielsen gli Usa avranno un forte rimbalzo, in anticipo di Eurolandia, seguito da una fase moderata, mentre Eurolandia potrà avere una ripresa più regolare.

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Articolo tratto da “Il Sole 24 Ore” del 04/05/2021