Tapering senza fretta

di Andrea Boeris

Il tapering ci sarà e inizierà entro la fine dell’anno, ma gli aumenti dei tassi non sono imminenti perché c’è ancora «molta strada da fare» prima che l’economia raggiunga la piena occupazione. Nell’atteso discorso pronunciato al simposio annuale di Jackson Hole, il numero uno della Fed, Jerome Powell ha confermato che il tapering si avvicina ma ha scelto la strada della cautela, senza fornire dettagli precisi sulle tempistiche con cui la banca centrale inizierà a ridurre gli acquisti di asset da 120 miliardi di dollari mensili, come del resto aveva previsto gran parte degli analisti. La Federal Reserve si tiene così le mani libere e la flessibilità necessaria per decidere in futuro, quando il quadro macroeconomico sarà più delineato. Le parole di Powell hanno avuto un effetto benefico sui mercati, con l’S&P 500 che a Wall Street ha riaggiornato ancora una volta i massimi, appena terminato il discorso.

Nel suo intervento, Powell ha affermato che l’economia degli Stati Uniti ha raggiunto un punto in cui non ha più bisogno di tanto sostegno. Questo non è altro che la conferma del fatto che la Fed inizierà a ridurre la quantità di obbligazioni che acquista ogni mese prima della fine dell’anno, a condizione però che il progresso economico prosegua. Powell ha rimarcato come alla riunione del Fomc del mese scorso fosse «dell’idea, come la maggior parte dei partecipanti, che se l’economia si fosse evoluta come previsto, sarebbe stato opportuno iniziare a ridurre il ritmo» dei 120 miliardi di dollari di acquisti mensili di asset della Fed già quest’anno.

Gli obiettivi dell’istituto centrale sono principalmente due, dopo che lo scorso anno il presidente ha lanciato un nuovo approccio alla gestione della politica monetaria: stabilità dei prezzi e massima occupazione. Se dal punto di vista dell’inflazione, i prezzi statunitensi quest’anno si sono surriscaldati più velocemente di quanto previsto della Fed, la disoccupazione rimane ancora elevata. Powell ha riconosciuto come il costo della vita sia in forte aumento e che se questo trend troverà conferma la banca centrale utilizzerà i suoi strumenti politici per ridurre le pressioni sui prezzi. Tuttavia, il capo della Fed ha osservato anche come l’aumento dell’inflazione sia concentrato in settori colpiti dalle interruzioni causate dalla pandemia e ci sono già segni che alcune di queste pressioni si stanno affievolendo. Secondo Powell le aspettative di inflazione rimangono quindi ancorate attorno all’obiettivo 2% e si aspetta ancora che le pressioni sui prezzi tornino al target nel tempo.

Ma se l’inflazione è saldamente intorno al tasso obiettivo del 2% e se al tempo stesso «ci sono stati anche chiari progressi verso la massima occupazione», Powell ha aggiunto che «abbiamo ancora molta strada da percorrere per raggiungere» questo secondo obiettivo. Nel tentativo di rianimare l’economia durante lo shock pandemico, la Fed ha portato il tasso di riferimento quasi a zero e ha accelerato il suo programma di acquisto di obbligazioni, con il risultato che oggi il suo bilancio è di quasi 8.400 miliardi di titoli, circa il doppio rispetto a marzo 2020. Secondo i critici questa politica è in parte responsabile delle attuali pressioni sui prezzi, ai livelli massimi da circa 30 anni, ma nel suo discorso Powell ha difeso queste scelte e ha sottolineato l’importanza che la Fed non faccia una «mossa politica inopportuna» in risposta a fluttuazioni economiche temporanee come il balzo di quest’anno dell’inflazione. «Oggi, con un sostanziale rallentamento del mercato del lavoro e la pandemia ancora in corso, un tale errore potrebbe rivelarsi particolarmente dannoso», ha affermato Powell. «Sappiamo che lunghi periodi di disoccupazione possono significare danni permanenti ai lavoratori e alla capacità produttiva dell’economia».

Ora diventa fondamentale la pubblicazione dei dati sull’occupazione prevista il primo venerdì di settembre per provare a capire con quali tempistiche si muoverà la Fed sul tapering, che a questo punto non verrà annunciato prima della riunione di novembre o di quella di dicembre. Altri due obiettivi secondari della Fed sono la stabilità dei mercati finanziari e l’unità del Fomc. Su quest’ultimo punto Powell sarà chiamato a mostrare grande equilibrio, dopo che nella settimana che ha preceduto il suo discorso di Jackson Hole, cinque membri del Fomc hanno preso posizione dicendo che è ora di fare qualcosa, esprimendosi a favore di un inizio del tapering il prima possibile. In gioco c’è anche la riconferma di Powell alla presidenza della banca centrale americana, con i consiglieri di Joe Biden che pensano di raccomandarne al Presidente la conferma, affiancandogli magari come vice la banchiera Lael Brainard, vicina ai democratici.

Senza indicazioni precise sui tempi del tapering, il mercato ha apprezzato la prudenza e l’equity ha reagito registrando guadagni sia a Wall Street sia in Europa. L’obbligazionario ha risposto con tassi in lieve calo e quello del T-Bond a 10 anni è sceso da 1,35 a 1,31% con le parole di Powell, mentre l’euro ha mostrato un pur timido recupero sul dollaro. Il parere di Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte, è che «si conferma lo scenario di tassi mediamente bassi e curve in appiattimento per fine anno, salvo temporanee fasi di rialzo che potrebbero interessare in modo particolare settembre, avvicinandosi la riunione Fed del 22». Uno scenario che secondo l’esperto si mantiene mediamente favorevole per i mercati azionari, che possono così beneficiare di «una buona crescita corrente con tassi mediamente bassi» e «della riserva mentale che se i tassi dovessero accelerare al rialzo o aumentassero rischi di varia natura come ad esempio il Covid, la Fed non esiterebbe a rinviare l’inizio del tapering o a tornare sui suoi passi».

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Articolo tratto da “Milano Finanza” del 28/08/2021